L’ex magistrato: «Ho deciso di liberarmi dal peso dei processi»
Luca Palamara, ex magistrato coinvolto in un’inchiesta che ha scosso il CSM e la magistratura negli anni scorsi, è stato condannato a un anno di pena sospesa nel filone principale del caso che lo vedeva imputato a Perugia per i suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti. Nell’udienza di oggi, il tribunale umbro ha accolto la richiesta di patteggiamento presentata dai suoi difensori, gli avvocati Roberto Rampioni e Benedetto Buratti, dopo che la procura di Perugia ha modificato l’accusa nei confronti di Palamara, riducendo il reato di corruzione a quello meno grave di traffico d’influenze illecite.
Sempre oggi, i giudici hanno assolto con rito abbreviato Adele Attisani, amica dell’ex magistrato, poiché non ha commesso il fatto. Nessuno degli imputati era presente in aula al momento della sentenza. Questo verdetto segna la chiusura di un capitolo significativo dell’inchiesta che ha avuto un impatto profondo sul CSM e sulla magistratura italiana.
Potrebbe essere definita sempre con un patteggiamento, in continuazione, l’ultima e più recente inchiesta, ancora in fase di udienza preliminare, che vede accusato Palamara di aver messo a disposizione di due imprenditori «le sue funzioni e i suoi poteri» in cambio, tra l’altro, della partecipazione a «un affare molto vantaggioso», dell’uso gratuito di due scooter e di soggiorni a Capri e a Roma. Sempre a Perugia è ancora in corso, invece, il processo che vede imputati l’ex consigliere del Csm e il magistrato Stefano Rocco Fava accusati di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e, il solo Fava, anche di accesso abusivo a un sistema informatico.
Luca Palamara ha commentato il patteggiamento dichiarando: «Ho deciso di liberarmi dal peso dei processi senza ammettere alcuna mia responsabilità. L’ho fatto perché credo che ci debba essere un momento in cui guardare al futuro per trovare serenità e superare una fase non certo lusinghiera del nostro sistema giudiziario». Palamara ha anche elogiato il procuratore Raffaele Cantone per il rigore ed equilibrio dimostrati nel corso dell’inchiesta.