Fallito il «patto educativo», i fondi del pnrr investiti dove c’era meno bisogno
di Nico Falco
Il fenomeno della dispersione scolastica è sempre più una triste realtà che colpisce l’italia ma in particolare il sud e la sua città principale: Napoli.
La problematica già di per sé evidente, si è acuita durante gli anni della pandemia. Solo nel 2022 sono stati 2.344 i giovanissimi in età da scuola elementare che hanno abbandonato, con conseguente segnalazione ai servizi sociali, a cui si aggiungono 633 bocciati per eccessive assenze.
Un dato veramente allarmante, basti pensare che nelle scuole elementari si registra un + 181% di aumento di evasione scolastica e nelle scuole medie un +30%. I quartieri maggiormente colpiti sono quelli del centro storico come Forcella, Avvocata e quartieri spagnoli, a cui si aggiungono quelli della periferia nord come Scampia Secondigliano e Chiaiano.
Questo disagio sociale dei ragazzi, sommato alle difficoltà economiche sempre crescenti e alla forzata clausura all’interno delle mura domestiche nel periodo pandemico hanno portato ad una spirale di violenza ed accoltellamenti che è salita prepotentemente alla ribalta facendo tornare di strettissima attualità il tema della violenza specialmente tra i giovanissimi sbandati e le baby gang. A ciò si aggiunge la prolungata chiusura delle scuole oltre i limiti posti dal governo (scelta del governatore de Luca) che sicuramente ha gettato benzina sul fuoco in una situazione psicologica e sociale già di per sé esplosiva e che vede nella scuola e nella socialità interpersonale un margine e una diga alle difficoltà di un periodo difficilissimo.
Patto educativo e pnrr
Ad oggi appare fallimentare anche il cosiddetto «patto educativo per Napoli» firmato nel maggio 2022 dal sindaco di Napoli Manfredi, alla presenza degli ex ministri Bianchi e Lamorgese, che non ha portato le risposte sbandierate dall’amministrazione comunale. Anche i fondi del pnrr sembrano stati progettati e distribuiti in maniera errata poiché la maggior parte (come denunciano gli esperti del gruppo di lavoro convocati al ministero sotto la guida Bianchi) sono finiti alle scuole dei quartieri «bene» che soffrono di problemi di gran lunga minori rispetto a quelle di zona degradate e socialmente in difficoltà. Ponticelli e Forcella, zone storicamente ad alta dispersione scolastica sono addirittura state escluse dalla distribuzione dei fondi.
Tutto questo francamente è ben poco per un problema così importante e la politica sia nazionale che locale dovrebbe essere più incisiva con azioni più concrete. Salvaguardare il diritto all’istruzione dei ragazzi con meno possibilità non può non essere una priorità per un amministrazione comunale che intende difendere i diritti dei più deboli e di quelli con meno opportunità e francamente ci sembra che sia stato fatto davvero poco per far realmente cambiare le cose.