di Giancarlo Tommasone
Per l’American Laundry Ospedaliera spa, con sede a Melito, esiste un ante e un post. Il primo è un periodo che arriva fino al 2000, il secondo è il lasso di tempo che va dal 2000 al 2008. Quello durante il quale diverse organizzazioni criminali fiutano l’affare e si gettano come cani sull’osso.
Arrecando un danno incalcolabile all’azienda, che annotano i magistrati
nel faldone dell’ordinanza del 2013
(che porterà in carcere una dozzina di persone), dava lavoro a oltre 400 dipendenti
«E soprattutto (è) aggiudicataria di numerose commesse da parte della Regione Campania. Gli appalti della “American Laundry” riguardano servizi di lavanderia industriale per l’intero territorio nazionale con particolare riferimento all’area napoletana (…) Infatti, come si evince dalla documentazione acquisita dalla polizia giudiziaria presso la Regione Campania-Asl “Napoli 1”, la società, per la sola provincia di Napoli, serve oltre 100 strutture sanitarie». Una società florida, dalle solide basi. Una società che però già da un lungo periodo si trova a fare i conti con la crisi. Come riporta l’edizione odierna del Roma, sono 105 i dipendenti dell’American Laundry che sono coinvolti nella procedura di licenziamento collettivo.
Più di cento famiglie
che rischiano
di finire sul lastrico
Per evitare che ciò avvenga le parti si confrontano già da diversi giorni. Tra le cause principali della crisi (che negli ultimi sei anni ha reso necessaria l’attivazione degli ammortizzatori sociali) ci sono quelle attribuibili ad eventi negativi di mercato, innescati dalle normative vigenti e che hanno interessato il comparto sanitario nazionale. Ma è indubbio come gli effetti di anni e anni di estorsioni subite dalla società da parte di clan napoletani e casertani, abbiano giocato un ruolo sulla stabilità economica dell’azienda.
Il blitz contro i clan scattò a febbraio del 2013
L’apporto fondamentale dei collaboratori di giustizia
A finire in carcere una dozzina di persone, ritenute appartenenti a cosche camorristiche del Casertano, di Napoli e dell’area nord della città partenopea. Secondo quanto emerse dall’inchiesta coordinata dai pm Cesare Sirignano e Sergio Amato della Dda di Napoli, la American Laundry ospedaliera era entrata nel mirino delle organizzazioni camorristiche a partire dal 2000. Dalle indagini emerse il coinvolgimento del gruppo Bidognetti per il Casertano, e delle cosche napoletane Misso della Sanità e Lepre del Cavone. Questi i gruppi, che secondo gli inquirenti, avevano stretto un patto per la gestione dell’attività illecita.

«Si tratta di una vicenda che inizia verosimilmente nei primi anni del 2000 e si protrae nel tempo senza soluzione di continuità e che vede la vittima del delitto costretta a versare nelle casse di varie organizzazioni rilevanti somme di denaro per svolgere pacificamente l’attività di lavanderia industriale in ospedali cittadini, in bar alberghi e ristoranti della Campania». Così è scritto nel voluminoso incartamento prodotto dai giudici dell’Antimafia. Gli accertamenti furono effettuati dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, ma fondamentali per l’inchiesta furono le dichiarazioni dei pentiti. «Ed invero – scrivono i magistrati – nel corso del tempo numerosi sono stati i collaboratori che in fase di indagine ed anche durante alcuni dibattimenti, hanno riferito sulla vicenda estorsiva e pur tuttavia fino ad ora il fenomeno era stato analizzato in modo settario e non inquadrato in una articolata, organizzata e ramificata attività estorsiva eseguita su larga scala». La corresponsione delle estorsioni, secondo quanto rivelarono i collaboratori di giustizia, avveniva ogni mese e naturalmente in occasione delle cosiddette feste comandate. Vale a dire a Natale, a Pasqua e a Ferragosto.