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L’ex capitano del Napoli nel covo del boss: «Dava 5mila euro al mese»

di Luigi Nicolosi
31 Ottobre 2022
in Notizie di Cronaca, Primo Piano
Tempo di lettura: 2 minuti
(Nelle foto il pentito Gennaro Carra, Giuseppe Bruscolotti e il defunto ras Antonio Volpe)

(Nelle foto il pentito Gennaro Carra, Giuseppe Bruscolotti e il defunto ras Antonio Volpe)

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Il super pentito Gennaro Carra svela il vorticoso giro di usura del clan dei “Calacioni” e tira in ballo la bandiera azzurra Bruscolotti: «Aveva avuto un prestito di 140.000 euro per aprire un’agenzia di scommesse»

Sono stati soprattutto i pentiti a svelare il mastodontico giro di usura orchestrato dal clan dei “Calacioni” e a indicare agli inquirenti le vittime, anche quelle eccellenti, finite nel mirino della cosca con base al “Serpentone” di Fuorigrotta. La svolta sull’inchiesta culminata nella retata di pochi giorni fa è arrivata in particolare grazie alle recenti rivelazioni di Gennaro Carra, ex boss del rione Traiano in quanto esponente apicale del clan Cutolo: «Una volta vidi Peppe Bruscolotti, l’ex calciatore, capitano del Napoli, nel basso di Antonio Volpe. Dinanzi a me Bruscolotti consegnò una busta a Volpe. Quando Bruscolotti andò via, Volpe aprì la busta e iniziò a contare del denaro. La somma era di 5.000 euro. Chiesti spiegazioni a Volpe e questi mi disse che aveva prestato 140.000 euro a Bruscolotti e questi restituiva 5.000 euro al mese».

Sono dichiarazioni a dir poco scottanti, quelle messe a verbale da Genni Carra nell’interrogatorio al quale è stato sottoposto il 12 novembre 2019. L’ex ras dei Cutolo tira infatti in ballo il capozona di via Leopardi Antonio Volpe, di lì a qualche mese ucciso in un agguato di stampo mafioso, e fa il nome dell’ex capitano azzurro: «Le attività principali dei Baratto, cosiddetti “Calacioni”, sono costituite dall’usura e dalla gestione delle scommesse clandestine. Ho partecipato a riunioni presso il basso di Antonio Volpe insieme al Baratto che ho nominato. Queste riunioni erano più che altro finalizzate a capire quali erano gli assetti criminali sul territorio. Antonio Baratto si trovava solo di mattina fino alle 10-11». L’ex boss Carra ha poi fornito un’ulteriore informazione: «L’attività principale dei Baratto è l’usura. Non trattano la droga. Nel 2018 ho appreso che avevano iniziato a organizzare una nuova attività illecita consistente nella costituzione di società “fantasma” intestate a prestanome per l’emissione di fatture false in favore di commercianti allo scopo di evadere l’Iva». E ancora: «Gli incontri tra Antonio Baratto e i commercianti coinvolti nell’evasione dell’Iva avvengono nel gazebo del bar Franco a Fuorigrotta, sempre di mattina».

Quanto al coinvolgimento dell’ex capitano azzurro nella vicenda, il collaboratore di giustizia ha rivelato: «Ricordo che una volta vidi Peppe Bruscolotti, l’ex calciatore, capitano del Napoli, nel basso di Antonio Volpe. Dinanzi a me Bruscolotti consegnò una busta a Volpe. Quando Bruscolotti andò via, Volpe aprì la busta e iniziò a contare del denaro. La somma era di 5.000 euro. Chiesti spiegazioni a Volpe e questi mi disse che aveva prestato 140.000 euro a Bruscolotti e questi restituiva 5.000 euro al mese». Carra ha quindi aggiunto: «Mi disse che Bruscolotti pagava il 20% di interessi. Volpe mi disse anche che il prestito era servito a Bruscolotti per aprire un’agenzia di scommesse Eurobet in via Giacomo Leopardi a Fuorigrotta. Commentai con Volpe che il tasso di interesse praticato era benevolo e Volpe mi rispose che lo aveva fatto perché si trattava del capitano del Napoli».

Tags: antonio volpecamorraclan dei Calacionifuorigrottagiuseppe bruscolottiusuravia leopardi fuorigrotta
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