Il Consiglio di Stato chiude la partita e respinge il ricorso della Fondazione Banco di Napoli
di Fabrizio Geremicca
Il Consiglio di Stato chiude la partita sulla vicenda del commissariamento della Banca del Sud da parte della Banca d’Italia e lo fa con una sentenza sfavorevole alla Fondazione Banco di Napoli, che aveva presentato ricorso al Tar Lazio e poi in appello contro la nomina dei commissari per l’istituto di credito, del quale era il principale azionista, risalente a giugno 2021.
La Fondazione, che era patrocinata dagli avvocati Orazio Abbamonte (da alcuni mesi presidente del consiglio di amministrazione), Carlo Celani e Mario Sanino sosteneva la tesi che non ci fossero i presupposti per un provvedimento così drastico. Argomentava, tra l’altro, che la Banca Centrale Italiana non avesse adeguatamente considerato le offerte di sottoscrizione di aumento di capitale che erano state presentate per Banca del Sud da due cordate: Tagliaferro e River Rock. Esponeva nel ricorso, inoltre, che la sola circostanza della riduzione dei fondi propri dell’istituto di credito al di sotto del capitale minimo di vigilanza (10 milioni di euro) non imponesse alla Banca d’Italia di commissariare la Banca del Sud. Queste ed altre tesi non hanno però convinto le toghe della Sezione Sesta del Consiglio di Stato.
La sentenza del Consiglio di Stato
Scrivono nella sentenza: «Emerge chiaramente dal contenuto del provvedimento impugnato – adottato ai fini del ripristino della sana e prudente gestione della banca – che l’organo di vigilanza ha dovuto constatare che dalla Banca del Sud non erano state adempiute le condizioni poste nella lettera di intervento consegnata il 22 febbraio 2021 al fine della permanenza sul mercato». Richiamano, inoltre, il passaggio del provvedimento di commissariamento nei quale si faceva riferimento ad una situazione di grave crisi perché «sulla base dell’ultima segnalazione disponibile (31.3.2021) i fondi propri sono scesi al di sotto del minimo regolamentare per l’esercizio dell’attività bancaria, attestandosi a 8. 659.000 euro, a causa delle perdite del primo trimestre 2021 (oltre 1 milione di euro)».
Citano, poi, un altro punto di quel documento: «La liquidità della Sud continua a presentare criticità legate alla tipologia della raccolta, prevalentemente a vista e connotata da un elevato grado di concentrazione dei primi depositanti. Nel corso del mese di maggio si sono tenuti incontri con la nuova Presidente del CdA e il confermato Vice Presidente, i cui esiti non hanno evidenziato alcun concreto risultato rispetto a quanto richiesto dalla Vigilanza».
Nel 2021, quando scattò il commissariamento, la Fondazione Banco di Napoli aveva espresso forti critiche all’iniziativa della Banca d’Italia, che riteneva fosse figlia di pregiudizio e diffidenza. Nella sede di via dei Tribunali c’era stato anche chi aveva tracciato un parallelo tra questa vicenda e quella della ispezione che a metà degli anni Novanta disarcionò Ventriglia dalla tolda di comando del Banco di Napoli.