L’accesso è consentito solo su prenotazione a 500 persone, dopo un percorso a ostacoli
di Fabrizio Geremicca
L’otto giugno è entrato in funzione, annunciato con un comunicato stampa dal Comune di Napoli, il sistema on line sul sito www.spiaggelibere.it per prenotare un posto sulla spiaggia Donn’Anna o su quella delle Monache, i due arenili non in concessione nel tratto iniziale di Posillipo per i quali anche nell’estate 2023 Palazzo San Giacomo e l’Autorità Portuale hanno adottato il contingentamento delle presenze: 50 persone sulla spiaggia Donn’Anna, con accesso metà dall’ingresso secondario del Bagno Elena, in via Sermoneta, e metà dal lido Ideal; 450 sulla spiaggia delle Monache, con accesso dal Bagno Sirena.
Il numero chiuso, in realtà, è in vigore dal 2 giugno ed ha già suscitato polemiche e proteste, compresa una manifestazione del Comitato Mare Libero e Gratuito culminata in un’occupazione delle spiagge libere ed in tre denunce ad altrettanti attivisti. Fino all’otto giugno, però, non c’era prenotazione. Si andava ai cancelli e si sperava che ci fosse un posto. Chi entrava lasciava le sue generalità al bagnino o a un addetto dei lidi che le scriveva a penna su un foglio. Adesso ci si deve prenotare.
La prenotazione difficoltosa
Stylo24, nella mattina di giovedì, ha dunque sperimentato il sistema per la spiaggia Donn’Anna. Il cronista si è collegato a www.spiaggelibere.it, ha scritto come da richiesta nome, cognome e mail. Ha poi ricevuto la mail di risposta con l’invito a cliccare su un link per confermare la prenotazione. Operazione che non era possibile eseguire, perché il link non si apriva. Ha, dunque, ovviato al problema con il sistema del copia ed incolla nella finestra di navigazione.
Prenotazione effettuata, ma c’è da chiedersi se tutti – si pensi alle persone che non hanno dimestichezza con la rete – siano in grado di compiere il procedimento. Nella mail è chiarito che l’ingresso agli arenili è riservato ai maggiorenni e che chi abbia meno di 18 anni deve essere accompagnato da un maggiorenne. Superato lo stupore – l’adolescenza di qualunque napoletano è costellata da bagni di mare goduti a quindici, sedici, diciassette anni in compagnia di coetanei e coetanee senza che a nessuno fosse mai venuto in mete di proibirli – ci si interroga sull’ipotetica verifica dei documenti. Soccorre la mail e lo stupore cresce.
Avverte che in caso di dubbi possono essere richiesti i documenti. Si immagina dal bagnino, ma si immagina anche la risposta che lo stesso potrebbe ricevere al momento della richiesta. Nella mail c’è scritto anche: «Ti ricordiamo che per accedere dovrai fornire il tuo codice di prenotazione». Nel caso specifico LODAEICG. Si avverte, poi, che non sono consentite più di tre prenotazioni a settimana. Non è indicata, però, alcuna fascia oraria di fruizione della prenotazione. In teoria, ci si può presentare in spiaggia alle 16 e si concorrerà a far raggiungere il tetto dei posti disponibili come se si fosse lì dalle 8.30. Così come si può arrivare alle 8.30 e restare fino alle 17.30.
Il «percorso avventura»
La mattina del nove giugno, dunque, il cronista si presenta al cancello bianco dell’ingresso secondario del Bagno Elena. Pigia il solito campanello alla sinistra della cancellata chiusa da un catenaccio ed appare il solito bagnino cingalese con il mazzo di chiavi. Chiede se sei prenotato, ha un foglio in mano. Gli dici come ti chiami, lui trova il tuo nome sul foglio e si entra. La verifica del codice è risparmiata dal buon senso e dalla disponibilità del bagnino. Brilla per totale assenza il Comune.
Non c’è una sola persona del servizio Risorsa Mare. Tutto è delegato al privato. «Hanno detto che manderanno qualcuno domani» (sabato) informa il signore originario dello Sri Lanka. Peccato, però, che il numero chiuso sia in vigore da otto giorni. Brilla per assenza anche la cartellonistica. Non c’è un avviso al cancello che informi come e perché sulla spiaggia ci sia il numero chiuso, quando e da chi sia stato deciso. Men che meno è affisso il provvedimento: l’intesa tra Comune, Autorità Portuale e gestori dei lidi. La spiaggia libera è in fondo e per raggiungerla si devono percorrere un centinaio di metri sfilando davanti agli ombrelloni del Bagno Elena e del Lido Ideal.
La parte più difficile della breve passeggiata è quella iniziale perché da anni c’è un pontile del Bagno Elena in legno conficcato con grossi pali nella sabbia che si protende fin dentro l’acqua ed è alto circa un metro e mezzo. In sostanza, per passare oltre occorre chinarsi e camminare con la schiena ricurva, a rischio di testate dolorose. Tre minuti a piedi ed ecco la meta promessa, la piccola spiaggia libera.
La scarsa pulizia
Sporca, come spesso accade, a causa dell’inciviltà di taluni che la frequentano e dell’incapacità o mancanza di volontà del Comune e dei concessionari – ogni estate si ripete lo scaricabarile sulle competenze – a prelevare quotidianamente i rifiuti abbandonati e portarli su via Posillipo per lo smaltimento da parte di Asia. Provvede anche quest’anno almeno ad accantonare la spazzatura in un angolo una signora che frequenta quella piccola spiaggia da anni con suo figlio. Una nuotata, un poco di sole e si torna a casa. Sempre strisciando, va da sé, sotto il pontile del Bagno Elena.