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Home Inchieste e storia della camorra

Le mani della camorra sulla sanità campana: come i clan controllano tutto

di francesco monaco
7 Maggio 2022
in Inchieste e storia della camorra
Tempo di lettura: 4 minuti
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Il format «Vita da Cattivi» questa settimana indaga sul lato oscuro della sanità campana, con la videoinchiesta del direttore di Stylo24, Simone Di Meo.

Che cosa pensereste se vi dicessero che gli ospedali napoletani sono sotto il controllo della camorra? E che cosa pensereste se vi rivelassero che l’infermiere che vi ha assistito, in un momento di difficoltà di salute, è stato reclutato dal boss del quartiere? «Vita da Cattivi», format in onda su Canale 9 nella trasmissione Studio Mattina, condotta da Barbara Petrillo questa settimana indaga sul lato oscuro della sanità campana con la videoinchiesta del direttore di Stylo24, Simone Di Meo.

Partendo dai risultati di una inchiesta antimafia dell’ottobre 2021 che hanno disegnato uno scenario a dir poco inquietante, nel corso della trasmissione sono stati mandati in onda contributi audio di alcuni pentiti e la spiegazione di un ex camorrista che ha partecipato con grande rilevanza a queste dinamiche criminali.

Tra le prime testimonianze, quella di Gennaro Panzuto, ex killer e reggente del clan Piccirillo nella zona della Torretta a Chiaia. “Il settore degli ospedali e degli appalti, relativi alle pulizie, alla lavanderia, alla vigilanza, alle mense, autoambulanze, negli ospedali è, addirittura, forse uno dei principali business della malavita e dei clan camorristici napoletani. Un business milionario. So per certo che esisteva a Napoli e provincia una vera e propria lottizzazione degli appalti in materia ospedaliera. In questo contesto, i clan camorristici erano così tanto interessati agli appalti negli ospedali, che per tali appalti e per le relative spartizioni sono state ammazzate decine di persone”.

E’ stata poi la volta di Salvatore Torino, boss del Rione Sanità, protagonista di una sanguinosa guerra nel 2005 con il clan di Giuseppe Misso. Anche lui ha una conoscenza diretta di queste dinamiche criminali. “Quando parlo di grandi ospedali, faccio riferimento a Cardarelli, Cotugno, Monaldi, Policlinico, Cto nei quali le ditte che si occupano di forniture di beni e servizi pagano tutte la tangente e si tratta di una somma consistente che viene spartita in quattro quote dall’Alleanza di Secondigliano. una per i Licciardi/Bocchetti, una per i Lo Russo, una per i Contini, una per i Mallardo (…) Proprio io, insieme a Maurizio Brandi, bloccai i servizi di autoambulanza presso gli ospedali Cardarelli, Monaldi e Cotugno. Ciò per indurli al pagamento delle tangenti e, in alternativa, al fine di collocare ditte nostre”.

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Il pentito Antonio Zaccaro ha sottolineato come “tutti gli ospedali a Napoli stanno in mano alla camorra: la divisione è su base territoriale. A seconda di dove sorge l’ospedale là si svolge la sua influenza criminale del clan che comanda la relativa zona. Così il Monaldi è Chiaiano, e quindi dei Lo russo; gli ospedali del Vomero sono di Caiazzo-Cimmino. Quelli di San Carlo all’Arena sono appannaggio dei Contini. Controllare gli ospedali dà tanto potere e denaro. Si controllano gli appalti, si prende l’estorsione dalle ditte che vi lavorano, si hanno posti di lavoro per gli affiliati. Non solo; ma se hai bisogno per motivi di salute hai il primario senza fare un minimo di fila; se hai bisogno di un ricovero hai la migliore e più veloce sistemazione senza alcun problema. Io ad esempio ebbi un problema di pancreatite e chiamai Maurizio Brandi, esponente del clan del Vomero, e lui subito mi fece visitare dal primario del Cardarelli. Insomma, per la camorra è un fatto normale: negli ospedali non facciamo file. E i primari stanno chiaramente a disposizione. Anche la nomina dei primari è appannaggio della camorra e dei sindacalisti. Al San Giovanni Bosco, che sta nella zona dove imperano i Contini, molti camorristi affiliati ebbero il posto di barelliere o infermiere”.

Ma, in definitiva, perché la camorra ha così tanto interesse a controllare gli ospedali? Lo spiega direttamente un ex boss. “Si tratta di un valore aggiunto, a livello di prestigio. Perché poi ti devi figurare che, in merito alle dinamiche in generale degli ospedali, è un qualcosa che raccoglie tanto… tutto il popolo ovviamente, no? E tu nel momento in cui hai potere sull’ospedale, hai potere sul popolo. E’ un bisogno primario. E’ una sorta di baratto. Si tratti di appartenenti a un ceto sociale piccolo o più alto. E’ un dare e avere che si restituisce. Dopo l’accesso a un ospedale, il popolo è come se ti dovesse un favore. La camorra sa bene che oggi una persona comune per relazionarsi all’ospedale, in una maniera normale, non avendo un’aderenza, una conoscenza, il denaro, può pure morire. E chi non ha denaro o un’aderenza, attraverso il malavitoso può scavalcare tante cose che gli salvano la vita. E il camorrista lo sa”.

Appalti, denaro, aspetti economici, ma i clan intervengono direttamente anche in merito al reclutamento del personale sanitario. “Tutti quei concorsi che si fanno – prosegue l’ex boss nella sua testimonianza diretta -, sia per i ruoli marginali che possono lavorare negli ospedali, quindi dal semplice infermiere fino al dottore, automaticamente, li gestisce la camorra. Così come gli appalti. Dalla fornitura di cibo, a quella dell’acqua, delle vettovaglie, fino all’impresa di pulizie. E’ un dato di fatto. Io per esempio ho raccomandato qualcuno sia per la salute che per quanto riguarda le assunzioni”.

Uno spaccato inquietante, allarmante, su cui la procura di Napoli ha aperto un faro, sperando ci siano altre operazioni in grado di estirpare questo cancro che si è infiltrato nella sanità campana.

Tags: camorracamorra sanità campaniaclan camorraospedalisanitàsanità campania
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