Il penalista napoletano racconta i meccanismi che legano i cartelli sudamericani e la politica, il ruolo dei corrieri e il giro d’affari della droga nel mondo
«Legalizzando la cocaina si distruggerebbe un mercato illecito che vale miliardi di dollari, ma nessuno lo fa perché i cartelli non vogliono», è il racconto del mondo dei narcos che l’avvocato Alexandro Maria Tirelli offre alla Bbc nel corso di una lunga intervista dedicata al “Traffico di droga e corrieri” e al caso di Michaella McCollum, la 19enne irlandese che nell’agosto del 2013 è stata sorpresa con 12 chili di cocaina nel bagaglio all’aeroporto di Lima, in Perù, dopo una vacanza a Ibiza. Una “bravata” che è valsa alla giovane europea una detenzione di sei anni nel carcere di Lima. La mezza dozzina di cocaina sequestrata alla 19enne appare poca cosa nell’economia del narcotraffico mondiale, che muove un giro d’affari che vale 450 miliardi di dollari, tuttavia la vicenda ha dato vita a un caso mediatico che oggi l’emittente inglese sta cercando di ricostruire e sviscerare in documentario al quale sono stati chiamati a dare il loro contributo numerose personalità internazionali. Tra questi anche l’avvocato napoletano Tirelli, presidente delle Camere Penali del diritto Europeo e Internazionale, l’associazione fondata nel 2017 che riunisce i più prestigiosi avvocati specialisti nel diritto penale e delle estradizioni. La personalità eclettica di Tirelli tuttavia è ben nota anche al di fuori degli ambienti del diritto, avendo fondato nel 2020, con lo psichiatra Alessandro Meluzzi, un nuovo soggetto politico, Libertà Giustizia Repubblica, ispirato ai valori di tradizione liberale, democratica e sociale.
Quello del narcotraffico è un business che Tirelli, grazie all’esperienza di avvocato penalista internazionale, ha avuto modo di osservare da vicino: «Sono stato in Colombia, a Medelline, e ho visto i “mule” con i miei occhi». McCollum era proprio questo, un corriere della droga, e anche una vittima sacrificata sull’altare del cartello sudamericano, racconta Tirelli alla Bbc: «Spesso capita che proprio i cartelli vogliano che il corriere venga arrestato: fanno arrivare alla polizia una soffiata per denunciare poche decine di chili mentre sullo stesso aereo stanno transitando anche 300 chili di stupefacente”. Perdite calcolate, un «rischio d’impresa», non usa mezzi toni, Tirelli, neanche con la Bbc.
Nel meccanismo che muove il narcotraffico, McCollum era un ingranaggio minuscolo, un numero tra tanti, e per questo perfettamente sacrificabile. La giovane irlandese aveva capito il rischio che correva, ma è stata invitata dai “complici” a proseguire il viaggio, sapeva che la stavano spingendo in una trappola, ma non è riuscita a sottrarsi. Perché? Anche questo è ben spiegato da Tirelli, che è entrato nella psicologia criminale del cartello: i narcos prima promettono ai corrieri divertimento, e ovviamente la droga, e poi li tradiscono al momento giusto con una «chivata», soffiata nel gergo dei sudamericani. È questo il “mind games” che il cartello ha usato anche con McCollum. E dopo l’arresto? «Spesso i narcos conosco i familiari e gli amici del corriere, se parla sono tutti in pericolo”, racconta Tirelli. Così quella che era iniziata come un’avventura si trasforma in un abbraccio mortale che non termina neanche con l’ingresso in prigione: «Per liberarsi di chi parla i cartelli possono assumere un sicario, oppure usare un veleno che con pochi grammi disciolti nella coca cola porta a una morte rapida», racconta l’avvocato. Ma la lente di Tirelli non si sofferma solo sulla parte emersa del mondo dei narcos, arriva fino a toccare i legami esistenti con le istituzioni e la politica: «Tutti i cartelli finanziano le campagne di politici che la mattina dicono di voler combattere la droga», mentre la sera accettano la generosità dei trafficanti. Anche il sistema della giustizia è avvelenato, denuncia Tirelli: «Ho visto avvocati promettere ai loro clienti cose che non potevano mantenere», figure pericolose come veri e propri «banditi», li definisce Tirelli.
La vicenda di McCollum fa paura perché racconta che simili realtà criminali sono più vicine di quanto si pensi, un mondo tossico che l’avvocato Tirelli descrive con cruda vividezza.