«Non dimentico ciò che mi ha insegnato mia nonna. Sono torinese, ma anche napoletano». In una lunga intervista rilasciata a Il Giornale, Lapo Elkann ha raccontato alcuni dei momenti particolari che hanno segnato la sua vita
di Stefano Esposito
“L’esperienza più forte l’ho avuta durante una visita al carcere di Nisida, a Napoli. Lì ho incontrato un ragazzo killer della camorra che mi ha raccontato la sua storia.
Gli ho chiesto: se ti aiutassi a cambiare vita, ci staresti? Proveresti a uscirne? E lui mi ha dato una risposta che mi ha gelato: guarda che se esco fuori la mia “spettanza” di vita è al massimo di sei mesi. Mi ricordo che rimasi così turbato che uscito dal carcere vomitai. E allora ho pensato che si può andare in Africa a fare del bene, ma si può anche iniziare da casa nostra.
E i primi progetti che ho curato riguardavano Napoli e la Campania. Saranno almeno il 30% del totale di quelli che abbiamo avviato. Ora voglio allargare la presenza in altre Regioni. Sono torinese come mio nonno Gianni. Ma anche napoletano: mia nonna materna, una Caracciolo, me l’ha insegnato e non l’ho dimenticato.
Non sono particolarmente addentro nelle cose juventine. Non conosco le problematiche interne e non ci voglio entrare. Sono coinvolto emotivamente come tifoso. E da tifoso dico che se lo scudetto non lo vince la Juve mi piacerebbe lo vincesse il Napoli. Ma tutto lascia pensare che se lo contenderanno Milan e Inter e l’Inter è più forte”.
«Il lockdown l’ho trascorso quasi tutto in Portogallo», dice. «Viviamo tra l’Estoril, dove c’è il circuito automobilistico, a pochi chilometri da Lisbona, e l’Algarve, nel sud del Paese. Per noi è più facile avere una vita normale là, piuttosto che in Italia, anche per questo non le voglio infliggere un trasferimento. Tra l’altro in Italia mia moglie è la signora Elkann, ma in Portogallo io sono il signor Lemos. È più famosa lei di me, io sono semplicemente il marito».