Il collaboratore di giustizia Domenico Verde racconta la vita di un affiliato in terra iberica
La vita di un ras o di un camorrista non è una bella vita. Magari può riservarti tanti soldi, ma soprattutto ti presenterà tante sofferenze e problemi. Una vita costantemente sul filo del rasoio, con la paura di finire ammazzato o, nella migliore delle ipotesi, nelle patrie galere. Una vita al limite era quella di Fabio Allegro, esponente di spicco del clan Polverino. A parlare di lui, approfonditamente, è stato il collaboratore di giustizia Domenico Verde. Nell’ordinanza contro il clan di Marano, emessa a maggio 2013, ci sono alcuni verbali d’interrogatorio del pentito che raccontano l’esperienza di Allegro in terra iberica.
«Egli ha grossi interessi economici in Spagna» afferma Verde il 18.02.201 aggiungendo: «Tali interessi consistono sia in fabbricati, sia in agenzie immobiliari; inoltre egli realizza, dalla Spagna, sistematicamente il traffico di droga di hashish, anche attualmente». Infatti, nonostante sia stato «raggiunto da un provvedimento cautelare per cui è stato dapprima detenuto in carcere e attualmente è sottoposto alla misura dell’obbligo di firma ogni 15 giorni, sta continuando tranquillamente il traffico di droga con la paranza da lui stesso capeggiata» spiega.
Il ras pronto alla fuga
Fabio Allegro «si trova in via stabile in Spagna – dice Verde – perché ha dovuto stabilire un domicilio fisso per poter accedere al beneficio dell’obbligo di firma in conseguenza del pagamento della cosiddetta “cauzione”». Controllato sì ma comunque pronto a ogni evenienza. «È comunque ben organizzato per darsi alla fuga – sottolinea il pentito nel caso in cui vi fosse un provvedimento di arresto atto a ricondurlo in regime detentivo. Dico ciò con assoluta certezza in quanto tutti gli esponenti apicali del clan Polverino, come d’altronde anche me, sono sempre forniti di mezzi e documenti falsi per predisporsi la “via di fuga” in caso di pericolo di applicazione di una misura custodiale».
Infatti, aggiunge Verde, anche «io ero provvisto di documenti falsi e so che gli altri esponenti apicali hanno fatto in maniera uguale; gli appartenenti al clan Polverino di un certo spessore che hanno rapporti con il “braccio armato” del clan sono forniti sia di documenti falsi sia di armi. Ricordo specificatamente, ad esempio, che Fabio Allegro, presso la casa di V. R., detiene una pistola cal. 7.65 munita di silenziatore artigianale» conclude.