Pizza ai funghi “indigesta” per la Uefa, che ha recapitato una lettera a una pizzeria di Giessen, in Germania, per farle ritirare la richiesta di registrazione della “Champignons League”
di Stefano Esposito
A Giessen, in Germania, a qualche chilometro da Francoforte, nell’Assia, una pizzeria ha fatto storcere il naso a un avvocato di un ufficio brevetti fin troppo zelante.
Tutto inizia da una pizza ai funghi chiamata «Champignons League», simile a «Champions League».
Un nome sul menù che non è piaciuto all’organo di governo del calcio europeo che vorrebbe evitare inutili battaglie legali per un caso di violazione delle norme sulle licenze.
Il marchio Champions League è registrato e ovviamente il gioco di parole del piatto lo richiama fortemente.
“Pizza Wolke vs Uefa, da amante del calcio ne sono onorato. Vuol dire che siamo decisamente sulla strada giusta! Comprate la più pizza ai funghi più buona del mondo”, ha commentato sui social il titolare del locale dopo aver mostrato la foto della missiva arrivata da Nyon.
Nella missiva dell’avvocato si sostiene che l’Uefa «è stata informata di una domanda di registrazione di marchio per la Champignons League in Germania da parte di un’importante attività commerciale, a causa dei diritti di marchio antecedenti di cui la Uefa è titolare con la Champions League». Spiegando che «come è consuetudine in questi casi, i nostri referenti legali sul posto in materia di marchi hanno scritto a questa attività commerciale invitandola educatamente a ritirare la richiesta di registrazione per evitare lunghi procedimenti di opposizione presso l’Ufficio tedesco dei marchi».
Sulla questione, appunto, è dovuta intervenire l’Uefa per chiarire la vicenda. Spiegando che sono in tanti ad averne fatto un caso ma che pur «prendendo sul serio la protezione della sua proprietà intellettuale, la Champions League potrà vivere felicemente accanto a questa pizza dal suono meraviglioso». Ammettendo che questo sembra «essere il caso di un legale dei brevetti fin troppo zelante, che ha agito frettolosamente». E sul «Pizza Gate» è calato il sipario.