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La truffa al re della cocaina: «Gli hanno dato lo zucchero, perse 250mila euro»

di Luigi Nicolosi
25 Giugno 2022
in Notizie di Cronaca, Primo Piano
Tempo di lettura: 3 minuti
(Nelle foto il pentito Antonio Cocci e il ras detenuto Pasquale Fucito)

(Nelle foto il pentito Antonio Cocci e il ras detenuto Pasquale Fucito)

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Sistema Parco Verde di Caivano, l’ex sicario del gruppo Ciccarelli svela il colossale raggiro ordito ai danni del ras Pasquale Fucito: «L’informatore venne sequestrato, come contropartita ci consegnarono 15 pacchi di kobret»

di Luigi Nicolosi

Giocare con il fuoco può essere molto pericoloso, soprattutto se la persona alla quale hai fatto, seppur involontariamente, un torto è il principale trafficante di cocaina della provincia di Napoli. È quello che deve aver pensato il malcapitato “intermediario”, reo di aver spinto il boss del Parco Verde di Caivano, Pasquale Fucito, verso una colossale truffa: «Si era recato a Firenze per acquistare dieci pacchi di cocaina, ma al rientro a Caivano si è accorto che era stato truffato in quanto gli era stato consegnato dello zucchero al posto della cocaina. Ha perso 250.000 euro, in quanto aveva pagato 25.000 euro al chilo». Neanche a dirlo, il gancio di Fucito avrebbe poi passato un bruttissimo quarto d’ora, con tanto di sequestro di persona e minacce di morte se la faccenda non fosse stata risolta nel più breve tempo possibile.

A riferire l’incredibile retroscena è Antonio Cocci, ex braccio destra del ras caivanese Antonio Ciccarelli, da pochi giorni passato tra le fila dei collaboratori di giustizia. La circostanza è stata riferita dal neo pentito nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto lo scorso 10 giugno. Riferendo delle tensioni tra i clan del Parco Verde, «una volta Fucito è venuto da Ciccarelli e gli ha detto di aver appreso che Massimo Gallo voleva attaccarci, questo è accaduto dopo gli omicidi di Gennaro Amaro ed Emilio Solimene», l’ex sicario ha raccontato la singolare disavventura nella quale si sarebbe imbattuto il narcos Fucito, alias “’o marziano”: «Riferisco – ha messo a verbale – che una volta Fucito si era recato a Firenze per acquistare dieci pacchi di cocaina, ma al rientro a Caivano si è accorto che era stato truffato in quanto gli era stato consegnato dello zucchero al posto della cocaina. Ha perso 250.000 euro, in quanto aveva pagato 25.000 euro al chilo. Queste persone di Firenze gli erano state presentate da omissis del quartiere Vasto di Napoli e da un albanese, quest’ultimo conosciuto da Ciccarelli».

A quell’affronto sarebbe quindi seguita un’escaltion di eventi dagli esiti potenzialmente drammatici: «Ciccarelli, quando seppe che Fucito era stato truffato, mi chiamò e mi disse che avrei dovuto fare un servizio con Ciro Astuto “il pasticciere”, un ragazzo che ha una pasticceria a Caivano. L’indomani Astuto mi è venuto a prendere e ci siamo recati in un capannone che un suo parente ha a Casolla e lì c’erano Ciccarelli, Schiavoni e Sorio. Ho chiesto cosa fosse successo e Ciccarelli mi ha detto che stavano per arrivare anche omissis e l’albanese che avevano presentato a Fucito i venditori fiorentini e che era sua intenzione legarli alle sedie». Di lì a breve sarebbe dunque andato in scena un vero e proprio sequestro di persona.

«Al loro arrivo – ha messo a verbale Antonio Cocci – Schiavoni ha puntato la pistola contro l’albanese e ha legato con le fascette alla sedia il omissis. Ciccarelli disse loro che se Fucito fosse stato d’accordo lui li avrebbe uccisi entrambi. L’albanese disse che non era al corrente della truffa in quanto in caso contrario non sarebbe mai andato lì. A un certo punto Fucito arrivò con un suo affiliato, omissis. Fucito, vista la scena, si spaventò, conscio del fatto che Ciccarelli era in grado di passare alle vie di fatto».

A quel punto sarebbe quindi iniziata una trattativa per porre rimedio all’affronto: «Ciccarelli chiese all’albanese di contattare al telefono il padre e mettere in viva voce, al quale Ciccarelli spiegò l’accaduto dicendogli che doveva ridare a Fucito 250.000 euro. Il padre dell’albanese si impegnò a fornire 15 pacchi di kobret per un valore di 70.000 ero, in luogo dei 250.000 di cui non aveva la disponibilità. Ciccarelli e il padre dell’albanese di accordarono e in cambio il figlio e il dominicano sarebbero stati rilasciati. Abbiamo accompagnato il dominicano al Vasto con le nostre macchina. So, per averlo appreso da Ciccarelli, che effettivamente è venuto in possesso dei 15 pacchetti di kobret».

Tags: antonio ciccarelliantonio coccicamorrainchiestanapoliparco verdepasquale fucitopentitotruffa della cocaina
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