ALLE ORIGINI DELLA FAIDA – Il rampollo di «Ciruzzo o’ milionario» voleva dettare «nuove regole»
Cosimo Di Lauro non aveva il cuore tenero. Anzi, era spietato con i propri rivali e chi si frapponeva tra lui e il suo obiettivo. Agli inizi dell’anno 2004 decise che il clan doveva essere ringiovanito e che tutte le decisioni dovevano passare da lui. Per mettere in atto il suo «piano» criminoso era disposto a tutto. Anche a forti azioni dimostrative.
Lo si apprende dall’ordinanza «C3» che colpì il clan dei cosiddetti «Spagnoli». In un verbale contenuto nel provvedimento, il collaboratore Giovanni Piana racconta dell’omicidio «di tale Nocera agli inizi dell’anno 2004, in particolare a commettere l’omicidio furono: C. S. e tale G., quest’ultimo guidava la moto mentre a sparare fu C.S.. Il Nocera come da me già riferito in precedenti interrogatori fu ucciso perché aveva commesso un omicidio al bar senza aver chiesto il preventivo assenso dei Di Lauro. L’ordine di ucciderlo partì da Cosimo Di Lauro». Ma perché fu ucciso? Per lanciare un segnale.
L’incontro con Cosimo Di Lauro
«Ricordo – afferma Piana – che il Cosimo Di Lauro mandò a chiamare me» attraverso un sodale «che mi disse di recarmi da Cosimo che mi voleva parlare quale rappresentante degli Abbinante. Io andai insieme dopo aver avvertito Francesco Abbinante che mi disse di andare tranquillamente. In quel periodo l’Abbinante non si poteva muovere in quanto latitante. Ci recammo in mezzo all’arco, precisamente ad un bar».
«Entrammo – dice – dentro ad un portone sempre in mezzo all’arco dove c’era un cortile su cui insisteva un piccolo cancello che portava nella terranno dove il Cosimo ci incontrò. Questa fu l’occasione in cui partendo proprio dall’omicidio del Nocera e dal fatto che questi era stato ucciso perché non aveva ottenuto preventivamente la sua autorizzazione per commettere l’omicidio del bar, per spiegarci come stavano le cose da quel momento in poi».
«Egli ci disse – dice il collaboratore – che lui pretendeva da tutti quanti gli affiliati al clan Di Lauro, anche dagli esponenti di spicco, di essere preventivamente informato di qualunque reato si dovesse commettere in particolare gli omicidi. Mi disse anche che era sua intenzione di fare avvicendare i figli dei capi del clan Di Lauro al posto dei padri. Quando io gli feci presenti che il Nocera era amico di Francesco Abbinante e che questi era rimasto molto male dell’uccisione dell’amico il Cosimo mi rispose che lui sapeva di questo legame ma che doveva dare l’esempio per gli altri di modo che si capisse che per commettere un omicidio a Secondigliano si doveva avere il suo permesso».
Il raffronto con Paolo Di Lauro
Un modus operandi nuovo per l’organizzazione. «In precedenza – spiega ancora -quando a comandare era Paolo Di Lauro è capitato che Abbinante, piuttosto che Pariante, piuttosto che Prestieri abbiano commesso o dato ordine di commettere omicidi ed abbiano informato solo successivamente Paolo Di Lauro, senza che questi decidesse di rispondere a tale fatto uccidendo chi aveva commesso l’omicidio. Io dissi al Cosimo che era un semplice ambasciatore e che avrei riferito quanto da lui dettomi ad Abbinante Francesco che non era potuto venire da lui poiché latitante. Quando andai via e ritornai da Abbinante commentammo con il Francesco che era proprio come ci aveva detto Abete Arcangelo e cioè che Cosimo voleva diventare il capo assoluto del clan Di Lauro, inoltre Abbinante mi disse ed io concordavo con lui che prima o poi avrebbe colpito tutti i capi del clan per restare lui da solo con i fratelli».
Per provare ciò, racconta il pentito, «feci finta di aprire una piazza di cocaina lì nel Monterosa, concorde Abbinante Francesco, alle spalle vi era una piazza dei Di Lauro. Dopo pochi giorni Ciro Di Lauro venne e disse che dovevamo spostare un poco più in là la piazza di droga perché era troppo vicino alla loro. Io disso che l’avrei chiusa ed allora Abbinante capì che i Di Lauro volevano prendersi la 167. Quindi ci determinammo come gruppo Abbinante ad appoggiare la scissione del gruppo capeggiato da Amato Raffaele».