Non solo camorra e racket, il pentito Maurizio Prestieri colloca «’a peccerella» anche nella faida scoppiata in seguito all’assassinio del nipote Vincenzo: «Io e Paolo Di Lauro abbiamo deciso con lei»
di Luigi Nicolosi
Il vaso di Pandora potrebbe essere stato appena scoperchiato. Sulla testa di Maria Licciardi sono precipitate da pochi giorni le prime pesantissime accuse, mafia ed estorsione su tutte, ma l’impressione è che l’iter giudiziario che la vede protagonista sia in realtà soltanto alle primissime battute. Lady camorra, ferma restando la presunzione di innocenza fino prova contraria, rischia già adesso una pena pesantissima, ma il quadro indiziario a suo carico rischia di complicarsi ancora di più. “’A peccerella” sarebbe infatti anche la mente di diversi gravi fatti di sangue. Su questi episodi al momento vige il massimo riserbo investigativo, ma già ora c’è agli atti dell’ultima inchiesta una dichiarazione dell’ex boss del clan Di Lauro, Maurizio Prestieri, il quale senza tanti giri di parole punta il dito proprio contro Licciardi, indicandola come una delle indiscusse figure di riferimento dell’Alleanza di Secondigliano.
La deposizione di Maurizio Prestieri, collaboratore di giustizia dal marzo del 2008, risale al luglio di quel’anno. Incalzato dalle domande degli inquirenti della Dda di Napoli, l’ex ras ha messo a verbale: «Riconosco Maria Licciardi, è il capo indiscusso del clan Licciardi, mandante con me, Paolo Di Lauro, il fratello Pietro, il fratello Vincenzo e gli altri che di volta in volta ho indicato, di tutti gli omicidi che sono conseguiti all’agguato in danno del nipote. Vincenzo Licciardi, detto “’o chiatto”, dopo la morte del fratello Gennaro Licciardi, detto “la scimmia”, ha preso in mano insieme alla sorella Maria Licciardi le redini del clan nella zona della Masseria Cardone di Secondigliano».
A questo punto la trascrizione riportata nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita pochi giorni fa si interrompe, ma tutto lascia presagire che Prestieri abbia rivelato ai pm dell’Antimafia diversi altri dettagli in merito alle guerra di camorra avvenute a Secondigliano negli ultimi vent’anni. L’episodio al quale l’ex boss fa riferimento è tristemente noto: si tratta dell’omicidio del “Principino” Vincenzo Esposito, nipote prediletto dei fratelli Licciardi e all’epoca giovanissimi aspirante ras. Nel luglio del 1997 il “Principino” venne assassinato in risposta all’agguato che lui stesso, insieme al complice riuscitosi a dileguare, stava mettendo a segno ai danni dei Licciardi, all’epoca entrati in rotta di collisione con i Prestieri. La missione di morte andò a buon fine, nel senso che il commando della Masseria eliminò l’obiettivo designato Salvatore Esposito, ma il guardaspalle di quest’ultimo riuscì a ferire mortalmente anche Vincenzo Esposito, deceduto durante il trasporto in ospedale. Quella che ne scaturì, stando alle parole di Maurizio Prestieri, fu una drammatica scia di sangue nel quale Maria Licciardi avrebbe avuto un ruolo tutt’altro che secondario.