L’intervento – Bisogna raccogliere l’invito dell’Oms e investire un ulteriore 1 per cento del Pil per l’assistenza di base
di Maurizio Cappiello*
Il concetto di salute, radicato in ogni civiltà, ha da sempre trovato varie espressioni ed interpretazioni dando priorità alla cura piuttosto che alla prevenzione, oppure considerando il benessere dall’animo e dello spirito al pari se non superiore al benessere del corpo e ciò a seconda della cultura di appartenenza.
Allo stesso tempo da sempre esistono diseguaglianze in tema di salute che sono state esasperate con il Covid sia a livello Mondiale sia in misura proporzionale anche nel nostro Paese.
Recentemente il rapporto dell’OMS sottolinea proprio questo, ossia che le malattie e le morti per COVID-19 sono state più elevate tra gruppi di popolazione e realtà geografiche che affrontano discriminazioni, povertà, esclusione sociale e condizioni di vita e di lavoro quotidiane avverse, comprese le crisi umanitarie e socio-economiche.
Inoltre si stima, che a livello Mondiale, la pandemia abbia creato ulteriore povertà tra circa 120 milioni di persone, ampliando ulteriormente il divario di genere nell’occupazione, con una aspettativa di vita per le persone nei paesi a basso reddito di circa 16 anni inferiore a quella delle persone di paesi ad alto reddito.

È arrivato il momento di eliminare queste diseguaglianze invitando tutti i governi compresa l’Italia ad investire e rafforzare i loro servizi sanitari in modo che tutte le persone abbiano la possibilità di accedere ai servizi alla salute in maniera gratuita e garantita.
Incrementare il numero dei posti letto ogni 100.000 abitanti, aumentare il numero degli operatori sanitari, investire in prevenzione ed educazione sanitaria sono solo alcune dei temi su cui agire.
La pressione fiscale, inevitabile per pagare i debiti contratti per affrontare la pandemia, che ci caratterizzerà nei prossimi anni aumenterà ancora di più le difficoltà tra persone già svantaggiate, indebolendo le prestazioni dei sistemi sanitari ed aumentando ancora di più i rischi per la salute.
Tutto ciò, come un circolo vizioso, avrà un impatto sociale ed economico ancor più gravoso per gli Stati in termini di povertà e diminuzione del PIL.
Bisogna quindi raccogliere l’invito dell’OMS di spendere un ulteriore 1% del PIL per l’assistenza sanitaria di base, in quanto le evidenze rivelano che i sistemi sanitari orientati verso questo tipo di assistenza hanno costantemente prodotto migliori risultati di salute, maggiore equità e maggiore efficienza.
Infine non dimentichiamo in questa emergenza pandemica i paesi del “Terzo Mondo” perché quando penseremo di essere usciti dal tunnel cominceranno i veri problemi, la salute è un concetto globale da cui non possiamo assolutamente prescindere se vogliamo sconfiggere definitivamente questo virus.
Maurizio Cappiello
Direzione Nazionale Anaao Assomed