Cento chili di cocaina messi in pericolo dall’offensiva delle forze dell’ordine
I rapporti di «collaborazione» tra il supernarcotrafficante Raffaele Imperiale e Andrea Deiana sono testimoniati da numerose intercettazioni messe a segno dalle autorità giudiziarie e riportate nell’ordinanza del Tribunale di Milano che ha colpito l’organizzazione accusata di riciclare denaro tramite l’acquisto di opere d’arte. Ingenti affari scoperti grazie alle chat, decriptate dalle forze dell’ordine, tra il malavitoso stabiese e quello terracinese. A settembre del 2020, prima del suo arresto avvenuto a Dubai il 4 agosto del 2021, l’allora latitante esprime all’amico le sue preoccupazioni per un ingente carico proveniente dalla Bolivia (100 kg di cocaina) e che potrebbe finire sotto sequestro.
Imperiale infatti afferma di aver ricevuto un’ambasciata (un messaggio, ndr.) «da fonte sicura, secondo cui – si legge nell’ordinanza – per i successivi tre giorni ci sarebbero stati controlli a tappetto in tutta Europa da parte delle varie forze dell’ordine e per tale motivo sarebbe stato prudente non muoversi». Ciò nonostante, i 100 chilogrammi di cocaina boliviana erano ormai in viaggio ed era imminente l’arrivo presso il loro capannone di Cesena. Per evitare il sequestro il boss studia uno stratagemma e decide di far «rimanere nel capannone con la cocaina un ragazzo giunto a Cesena verosimilmente da Napoli (sta salendo)» a bordo di un auto con «con doppiofondo artefatto, in attesa che passasse l’ondata dei controlli». Il doppiofondo forse, doveva servire, nei piani di Lello di Ponte Persica, a trasportare la droga al sicuro.
«Tre giorni dopo l’importazione, Imperiale Raffaele» riaprì «la questione della cocaina proponendo a Deiana Andrea 50 pacchi al prezzo di 33.000 € al chilo, da destinare al mercato romano» conclude l’ordinanza.