LA PRIMA FAIDA La frase intercettata subito dopo un duplice omicidio a Melito
di Giancarlo Tommasone
Nell’autunno del 2004, Melito, popoloso comune dell’hinterland a nord di Napoli, diventa uno dei principali scenari – insieme, naturalmente, a Scampia e a Secondigliano – della faida di camorra in atto tra clan Di Lauro e Scissionisti. In una informativa di polizia giudiziaria redatta dagli investigatori dell’Arma, è possibile leggere: «All’epoca dei fatti, nella zona in oggetto (Melito e Secondigliano, ndr) risulta una cruenta faida tra il clan Di Lauro ed un gruppo di scissionisti del medesimo, i quali non volevano sottostare alle nuove regole imposte dai figli del boss Paolo Di Lauro, regole relative in particolar modo alla gestione delle piazze di droga».
Il quadrante Nord
del capoluogo partenopeo
scenario di guerra:
Napoli diventò come Beirut
«Da qui – è annotato ancora nell’informativa – chiaramente si comprende il cambiamento operativo nella gestione della piazza di spaccio di Via Cupa Sant’Antimo dove sino a qualche tempo fa venivano spacciate solo alcune tipologie di sostanza stupefacente, in particolare cocaina, hashish e marijuana, mentre allo stato vengono venduti quasi tutti i tipi di droga tra i quali quelli che portano ad un innalzamento dell’allarme sociale, ossia kobret e crack». A Melito, tra settembre e novembre del 2004, si verificano «più fatti di sangue, a carico di soggetti comunque ricollegabili al clan Di Lauro e facenti parte del gruppo degli Scissionisti».
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per farmi accusare gli altri camorristi»
La situazione è di estremo disequilibrio e caos, il quadrante nord di Napoli diventa una polveriera, con agguati dalla cadenza quotidiana. Una delle voci dell’odio e del dolore, innescati dalla perdita di un familiare caduto sotto il fuoco nemico, viene captata dagli investigatori dell’Antimafia, il 21 novembre del 2004, nei minuti immediatamente successivi al duplice omicidio di Domenico Riccio e Salvatore Gagliardi. Il delitto è portato a termine in una tabaccheria in Via San Giacomo, proprio di fronte al Rione 219 di Via Cupa Sant’Antimo.
Il duplice omicidio
nella tabaccheria
e la maledizione lanciata
contro il boss Paolo Di Lauro
Mentre le forze dell’ordine effettuano i primi rilievi per avviare le indagini, la parente di una delle vittime, urla a squarciagola: «Gli devono uccidere tutti e dieci i figli, quelli dell’Arco che vanno in giro con le Cbr (modello di moto, ndr), glielo dicevo a (quello) che non doveva mettersi con loro». La zona dell’Arco, annotano i militari dell’Arma nell’informativa di polizia giudiziaria – è da ritenersi quella di Secondigliano, «precisamente Via Cupa dell’Arco, ove è ubicata l’abitazione di Paolo Di Lauro detto “Ciruzzo ’o milionario” (che verrà arrestato il 16 settembre del 2005)».