Intanto è polemica a Pompei dove una preside ha incrementato l’orario della didattica a distanza prevedendo anche un rientro pomeridiano
Se i bimbi non possono andare a scuola, allora sarà la scuola ad andare dai bimbi: è questo il senso dell’iniziativa dell’associazione “Gulliver è in viaggio” che, in collaborazione con l’osservatorio “La Battaglia di Andrea” porterà a casa degli alunni che ricadono nell’area nord di Napoli il banchetto e la sediolina che avevano a disposizione in classe. Una maniera, viene sottolineato, «per farli sentire a scuola malgrado siano in didattica a distanza». L’iniziativa, che vede anche la collaborazione del 38esimo circolo didattico “Giuseppe Quadrati” di Napoli consentirà di donare ai piccoli banchi e sedie in disuso anche grazie al coinvolgimento di decine di volontari. Le attrezzature destinate alla consegna saranno depositate negli spazi messi a disposizione da padre Ciro Nazzaro, parroco della chiesa San Michele Arcangelo, nel rione Salicelle di Afragola.
«Porteremo questa iniziativa della dottoressa Marika Franco in molte città e – dice Asia Maraucci, presidente de “La battaglia di Andrea”, osservatorio che si batte per tutelare i bimbi diversamente abili – contatteremo tutte le scuole per cercare di recuperare quanti più banchi e sedie possibile e distribuirli a famiglie ed associazioni locali. Dalla Dad siamo arrivati alla Bac (banchetto a casa)», ha concluso Maraucci.
Il tema scuola però continua ad essere scottante in tutta Italia e soprattutto in Campania. Ha fatto molto discutere infatti la decisione della dirigente scolastica del I Circolo Didattico di Pompei, Carmen Guarracino, che «ha disposto, prima con delibera del collegio dei docenti e poi con delibera del consiglio di circolo l’incremento d’orario della didattica a distanza per tutte le classi della primaria ma in modo particolare per le terze, le quarte e le quinte, addirittura prevedendo per le classi a tempo pieno anche un rientro pomeridiano». Pronta la reazione dei genitori degli alunni supportati dall’Age, l’associazione che li rappresenta: «Da parte nostra nessuna guerra ma la richiesta di intavolare un dialogo con la preside».
Questa situazione, sottolineano i genitori, «ha lasciato molto molto perplessi perché questi bambini fanno ormai didattica a distanza da tanti mesi e quindi sono veramente stanchi, anche fisicamente. Questo tempo prolungato davanti allo schermo può creare tanti problemi, di scoliosi, alla vista ed altro. Purtroppo – si evidenzia con rammarico – non c’è stata la possibilità di un confronto con la preside la quale pare abbia fatto riferimento a una normativa, a una circolare ministeriale ma non tenendo conto di tutte le altre normative che caso mai dovevano essere raccordate con questa circolare ministeriale».
In attesa di un confronto è stata protocollata una pec di una nota dell’Associazione genitori, sede di Pompei, presieduta da Rosario Vitiello. Nella lettera si ritiene «sbagliato imporre ai bambini 20 ore settimanali di lezione che diventano addirittura 30 per i bambini che attuano il tempo prolungato. Le indicazioni nazionali per la scuola primaria indicano chiaramente che al centro dell’attività scolastica devono essere i bisogni di crescita della persona in formazione e non la soddisfazione burocratica di astratte esigenze amministrative. L’orario di servizio del docente non corrisponde all’orario di lezione dello studente. Vi sono – sottolinea Vitiello – altre attività che legittimamente gli insegnanti possono svolgere funzionalmente alla Dad, ad esempio preparazione di materiali, programmazione, pianificazione di attività centrate sulla interrelazione mediatica».
«Ora, nel frattempo che si crei questo contatto, questo dialogo – spiegano i genitori – è partita una protesta pacifica in base alla quale i bambini di molte classi continuano a collegarsi con il vecchio orario della Dad. Purtroppo i docenti mettono il ritardo quando si entra con il vecchio orario perché si è anticipato di un paio d’ore l’inizio delle attività». Questa situazione «non ci fa piacere ma aspettiamo un confronto con la dirigente su una decisione unilaterale ed immotivata».