Il 18enne ammazzato nella notte tra domenica e lunedì: sognava una pizzeria tutta sua
Potrebbe avere le ore contate il killer di Francesco Pio Maimone, il 18enne deceduto dopo esser stato raggiunto da un colpo di pistola al petto, nella notte tra domenica e lunedì. Le forze dell’ordine stanno ricostruendo quegli attimi e le indagini della Squadra Mobile, coordinate dai magistrati della VII sezione (Sicurezza Urbana) della Procura di Napoli, sembrano essere arrivate a buon punto. Gli inquirenti stanno ascoltando un ragazzo di 20 anni, residente a Barra. Gli investigatori sarebbero arrivati a lui grazie alle testimonianze e alle telecamere di sorveglianza
Città che chiede a gran forza il fermo dell’assassino. Città ancora sconvolta da quanto accaduto: Francesco Pio è stato raggiunto dal proiettile esploso d’improvviso, per un alterco, avvenuto intorno alle 2.20 di notte davanti a un noto chiosco di Mergellina. A scatenare il tutto una macchia su di una scarpa: in pochi attimi gli animi si surriscaldano, ma non scoppia nessuna rissa. Viene estratta una pistola che esplode 2-3 colpi ad altezza uomo. Francesco, che si trovava nelle vicinanze, si accascia, viene soccorso e trasportato in ospedale ma non c’è niente da fare. Una storia che fa rabbia, ancor di più se si considera che lui, in quella storia non c’entrava nulla, i balordi non li conosceva nemmeno. L’unica sua colpa è stata trovarsi lì quando è stato esploso il proiettile.
Una vita spezzata brutalmente, i suoi sogni cancellati in un secondo
Francesco Pio, racconta chi lo conosceva, non aveva a che fare con la criminalità. Lavorava come cameriere in una pizzeria e sognava di aprire un locale tutto suo. La madre Concetta Napoletano chiede giustizia per suo figlio e tutte i morti senza un motivo. Sconvolta anche la zia del ragazzo, Monica D’Angelo. «Un ragazzo d’oro, un lavoratore» racconta a Leandro Del Gaudio che riporta le sue parole su «il Mattino».
«Faceva il pizzaiolo – spiega la zia – assieme al cognato, sognava di mettersi in proprio, di recente si era informato per questo progetto aperto ai giovani, quello di Resta al Sud. Non si stancava mai, lavorava fino a tarda notte. Ora, dopo il castigo che ci è toccato vivere, la cosa peggiore è che venga bollato come un camorrista, come un delinquente che se l’era andata a cercare. Invece, non c’entra niente con quanto accaduto otto giorni fa sempre nella zona degli chalet. Non era un camorrista, dateci almeno il diritto di piangerlo in un funerale pubblico».