di Giancarlo Tommasone
Non ci sta Maria Luisa Iavarone, la madre del giovane Arturo. Quasi non comprende come sia possibile che il Comune di Napoli abbia autorizzato le riprese del film «La banda»; si dice molto dispiaciuta pure del fatto che il parente di uno degli imputati nel processo (in corso) per il tentato omicidio del figlio, prenda parte a una pellicola che «celebra» dei baby-criminali.
Iavarone è decisa a scrivere sia a Roberto Saviano («da lui nemmeno il minimo messaggio di solidarietà ad Arturo», dichiara) che alla casa di produzione del film, di cui lo scrittore napoletano ha firmato la sceneggiatura.
Come rilevato dall’inchiesta di Stylo24 e come si evince dal video che pubblichiamo in esclusiva, Antonio, il fratello 12enne di Kekko il nano (15 anni, il primo arrestato per i fatti di Via Foria), reciterà nella pellicola ispirata a «La paranza dei bambini», bestseller di Saviano.
Iavarone è amareggiata soprattutto per l’atteggiamento avuto da Luigi de Magistris e da Palazzo San Giacomo.
«Dopo tutto quanto il sindaco ha detto contro Gomorra e contro l’effetto emulativo che emana la serie – dichiara a Stylo24 -, non riesco a comprendere come abbiano potuto autorizzare le riprese di un film che dà dignità a un fenomeno assolutamente da combattere, come quello delle baby-gang». A quanto ci risulta, Iavarone, subito dopo aver appreso la notizia dal nostro quotidiano, ha immediatamente contattato de Magistris.
La palla, dopo un giro di telefonate, è stata però girata all’Ufficio Cinema che dipende dall’assessorato alla Cultura, quello che secondo il Comune, sarebbe deputato ad autorizzare le riprese in città.
«Sono decisa ad andare fino in fondo alla questione e non mi fermerò qui – continua – Le riprese autorizzate negli appositi spazi dovrebbero sempre tenere conto di quello che si va a girare; al riguardo esiste un codice etico. Voglio dire: bisognerebbe appurare che tipo di finalità abbia il prodotto che si va a realizzare, se sia morale, se urti o meno la sensibilità e la suscettibilità delle persone. Quale sia la sua valenza. Potrei essere anche d’accordo sul fatto che vengano effettuate riprese in città, ma a condizione che le produzioni destinino una percentuale degli incassi ai minori a rischio».
Maria Luisa Iavarone è decisa a scrivere a Roberto Saviano, anche per comprendere come mai lo scrittore non abbia mai preso posizione sulla barbara aggressione ad Arturo: «Non ho avuto mai il piacere di sentirlo, non ci ha mai contattato nemmeno per esprimere solidarietà. Mi meraviglia come un intellettuale del suo rango, che ha descritto nel dettaglio certe realtà napoletane, non ci abbia mai mostrato vicinanza, né in pubblico né in privato, non abbia mai preso la minima posizione né condannato, nemmeno sulla stampa, quanto accaduto ad Arturo. La cosa sembra non averlo minimamente turbato. Tutto ciò mi ha lasciato molto desolata».

«Inoltre – continua – scriverò una lettera aperta alla casa di produzione del film che si sta girando a Napoli, chiedendo contestualmente alle istituzioni la massima attenzione quando si autorizzano le riprese per progetti del genere. Si sta dando dignità a dei baby-delinquenti, facendo passare un messaggio pericolosissimo per tutti i ragazzi e soprattutto per i minori a rischio».