I particolari dell’ultima inchiesta sulla cosca di Forcella: i Sibillo si trovano a fare i conti con la carenza di scooter, necessari per contrastare i Mazzarella
Le due ruote, necessarie per spostarsi nei vicoli del centro storico, diventano una componente fondamentale nella lotta per il controllo del territorio, che si combatte tra Sibillo e Mazzarella. La «paranza dei bambini» oltre a essere seriamente rimaneggiata, ha difficoltà anche rispetto alla disponibilità di mezzi di locomozione, e per gli affiliati rimasti in libertà risulta sempre più difficile contrastare la fazione rivale.
La circostanza emerge anche da una delle conversazioni allegate agli atti dell’ultima inchiesta sul clan Sibillo, che alla fine di aprile scorso ha portato all’esecuzione di 21 misure di custodia cautelare. Il 10 marzo del 2019, Giovanni Matteo, che si trova detenuto da un giorno presso la casa circondariale di Poggioreale, si mette in contatto – grazie a un telefono entrato illegalmente nel penitenziario – con la moglie Maria Sabatelli, detta Miriana (coinvolta nell’operazione dello scorso aprile, è attualmente ai domiciliari, ndr).
Durante il dialogo, Matteo dice alla ragazza che deve condividere il proprio scooter con gli altri associati (al clan Sibillo, ndr). Infatti – è riportato nero su bianco nell’ordinanza a firma del gip Luana Romano – sempre da attività di intercettazione «è emerso che il giorno prima, vale a dire il 9 marzo del 2019, i Sibillo non erano riusciti a contrastare la presenza dei Mazzarella nel centro storico, anche perché sprovvisti di motocicli». I Sibillo, dunque, devono per forza di cose «ripiegare» fino a quando non si saranno riorganizzati. Sono carenti di uomini, di fondi, e finanche degli scooter per colpire i nemici o scappare in caso di attacco.