L’INTERVISTA – Il componente della segreteria regionale dei renziani, Marcello Lala, a Stylo24: città allo sbando, bisogna intervenire. Il nostro progetto politico a sostegno di Manfredi contro le devianze del populismo Pd-M5s
De Luca e Manfredi. Riformismo vs populismo. Alleanze elettorali e progetti politici. Che cosa c’è dietro la lista che fonde renziani e Azzurri per Napoli? Lo racconta, in quest’intervista a Stylo24, il componente della segreteria regionale di Italia viva in Campania, con delega alla comunicazione e agli eventi, Marcello Lala.
«Partiamo da una considerazione preliminare: la complessa costruzione della nostra lista deriva anche e soprattutto dalla volontà di indebolire gli alleati da parte del governatore Vincenzo De Luca a cui, in tutta evidenza, non piace avere in casa competitor che possano crescere e proporsi sul piano politico in maniera indipendente».
E quindi avete pensato di chiudere un accordo con il movimento di Stanislao Lanzotti?
«Mi sembra del tutto scontato dire che non potevamo non essere presenti alle prossime amministrative, nella terza città d’Italia. Abbiamo il dovere di valorizzare il patrimonio politico che il nostro leader, Matteo Renzi, e i nostri dirigenti nazionali e locali, come Ettore Rosato, stanno faticosamente mettendo a frutto in un contesto socio-economico di enorme difficoltà com’è quello che ci ha consegnato la pandemia».
È quindi solo una convivenza elettorale quella che è stata raggiunta?
«No. Diciamo che è il primo nucleo di un progetto politico riformista, liberale e popolare che vuole proporsi come alternativa al populismo dominante della coalizione che sostiene Gaetano Manfredi che vede, da un lato, un Pd grillizzato e dall’altro un Movimento Cinquestelle completamente allo sbando con tanti generali e pochi soldati. La nostra lista nasce con questo obiettivo: riequilibrare l’asse della coalizione».
Per riuscirci bisogna prendere i voti, però…
«Puntiamo a essere i primi della coalizione, su questo non c’è dubbio. I nostri candidati sono tutti di qualità e tutti radicati sul territorio. E anche di questo devo dare atto alla capacità del nostro coordinatore nazionale, Rosato, che ha prestato e continua a prestare grande attenzione alla nostra città pur tra le sue mille incombenze. Al di là dell’impegno della dirigenza locale che pure va riconosciuto, è a Rosato che bisogna dar atto di un lavoro importante per garantire un’offerta politica riformista e liberale agli elettori napoletani che non vogliono morire democristiani né, ancor meno, grillini».
Il rischio è che, mentre i medici studiano, il malato tiri le cuoia…
«Mi auguro di no, ma di certo la città è in coma profondo. Spero che dopo il cancan sulle liste, si parli finalmente di programmi e di progettualità anche alla luce degli ingenti finanziamenti che il Piano di rinascita e resilienza mette a disposizione. Napoli è in uno stato di degrado e di abbandono che, oltre a indignare, mette tristezza. Non c’è un sindaco, e non da oggi. È da anni che Napoli sperimenta l’autogestione amministrativa. Una follia».
La politica però è sempre espressione dei candidati…
«I candidati sindaci a Napoli, per ora, parlano solo di sé e di altre cose assai poco interessanti, come la squadra per cui tifano. Che cosa può interessare a un elettore una notizia del genere? Non sento parlare di programmi in giro. E in questo anche i giornalisti hanno la loro dose di colpa: perché non insistono di più su questo punto? Perché si accontentano di risposte standardizzate?»
Siete in coalizione con De Luca eppure dice che il governatore non vuole concorrenti sul piano elettorale. Non è un controsenso?
«De Luca è un politico di razza che proviene da un tempo lontano, quello in cui la politica era impastata di ideologie e, diciamolo, anche di cultura. Lo stesso tempo da cui proviene pure Antonio Bassolino, che ci ritroviamo in corsa per Palazzo San Giacomo, più per una sorta di rivalsa personale col Pd che per una specifica ambizione. Per noi riformisti e per tutti i socialisti, in generale, Bassolino appartiene a una storia e a un partito – quello comunista – che è all’antitesi della nostra visione della società e del mondo. Ci fa piacere che Bassolino abbia risolto brillantemente i suoi problemi con la giustizia. Ci fa meno piacere che si riproponga, dopo un quarto di secolo, di nuovo come sindaco dimentico dei suoi errori e di quelli commessi dalla sua cerchia».
Ritorniamo a De Luca, però…
«La grande popolarità di cui ha goduto, durante la pandemia, probabilmente lo ha traviato facendogli credere che godesse di una libertà e di una autonomia assolute. Non è così. De Luca ha sottoscritto un patto con gli elettori e mi pare che, ad occhio e croce, non tutti i termini siano rispettati. Anche la storia del terzo mandato, a quattro anni di distanza dalla conclusione della consiliatura, mi sembra una forzatura inutile. Il governatore pensi a svolgere bene il secondo mandato. Le cose da fare sono tante. E si preoccupi un po’ di più del capoluogo campano».
Accetterete in lista eventuali transfughi di de Magistris?
«Per carità. Non solo non li accetteremmo, ma facciamo appello al Pd e al resto della coalizione affinché quelli che hanno contribuito a impoverire così Napoli restino ai margini della competizione elettorale. Altrimenti che discontinuità assicuriamo?»
E invece se bussasse alla vostra porta qualche grillino pentito?
«I grillini a Napoli sono poca cosa. Si sono disciolti come neve al sole, e quelli che stanno con Manfredi alla fine sono pentastellati eterodossi. Diciamo che sono degli apolidi politici che cercano un posto in cui svernare. Potevano rappresentare un elemento di novità nella politica cittadina, si sono invece fatti imbrigliare. Ma pure loro non hanno mai espresso una idea, una proposta, un programma. A parte il reddito di cittadinanza, che contributi hanno dato? E, peraltro, pure sul card ci sarebbe tanto da dire. Sono invece sinceramente rammaricato che nella nostra lista non ci siano altri socialisti. Ho fatto tanto per la nascita di un polo riformista. Spero però che per il futuro si possa fare meglio».