di Francesco Vitale
Sono giorni febbrili quelli che vivono gli inquirenti, un periodo in cui l’attenzione è massima e tutto sembra giocarsi sul terreno della lotta contro il tempo. Nonostante si sia giunti a una cattura considerata importante. Perché si sta cercando di ricostruire la rete di un gruppo che potrebbe essere arrivato sul nostro territorio e che si sarebbe organizzato per portare a termine uno o più attentati in Paesi europei (l’Italia non figurerebbe tra gli obiettivi).
A finire in arresto nei giorni scorsi è stato L’aspirante terrorista dell’Isis, il gambiano Sillah Osman. E’ stato catturato a Napoli:
da tempo i suoi movimenti erano tenuti
sotto stretta osservazione
Sillah, nelle prossime ore sarà nuovamente ascoltato dai magistrati, che torneranno nel carcere in cui è recluso, per interrogarlo. A muoversi, nel frattempo, anche un consulente della Procura di Napoli che analizzerà, insieme agli esperti del Reparto indagini telematiche del Ros, il cellulare sequestrato al 34enne. Dal telefono potrebbero emergere elementi molto importanti, che potrebbero aiutare a fare luce sull’attività di Sillah e del gruppo di cui farebbe parte.
Gli investigatori sono al lavoro pure per comprendere se gli altri componenti del gruppo di cui facevano parte Sillah e Alagie Touray
(si tratta dell’altro gambiano di 21 anni, fermato davanti alla moschea
di Licola, lo scorso aprile), siano arrivati in Italia, dopo aver effettuato l’addestramento nei campi del Daesh, in Libia
Un addestramento duro, quello a cui si è sottoposto il 34enne. Che, insieme ad altri presunti terroristi, avrebbe potuto essere «innescato» per compiere attentati in Europa. Fondamentale per arrivare alla sua identità e alla sua cattura è stato quanto riferito agli inquirenti da Touray, soldato già «attivato» e pronto a colpire, rispetto a Sillah, che invece è stato fermato il più velocemente possibile, soprattutto a causa della sua «instabilità mentale».

Quando ci si è resi conto del rischio
che si stava correndo, si è deciso di bloccarlo
Tutto ciò al termine di indagini coordinate dalla Procura di Napoli grazie anche alla collaborazione dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna. Dal telefono del 34enne, si spera, possano emergere elementi utili al lavoro degli investigatori.
Lotta contro il tempo
Oltre a ricostruire nel dettaglio la sua vicenda personale, i suoi spostamenti in Italia e le azioni che per lui erano state progettate, si cerca di comprendere anche se gli aspiranti terroristi che si sono addestrati in Libia insieme a lui, siano riusciti ad arrivare in Italia o in altri Paesi dell’Europa. E’ importantissimo scoprirlo e si spera che, oltre a quanto potrà emergere dall’analisi del telefono di Sillah, il 34enne possa fornire degli input agli inquirenti durante il prossimo interrogatorio, che dovrebbe avvenire già nelle prossime ore.
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