Il racconto del superpentito: «Un mio affiliato mi chiese di aiutarlo a imporsi sul mercato»
Una faida fratricida poteva scoppiare all’interno del clan dei Casalesi. Lo ha raccontato il superpentito ed ex capoclan Antonio Iovine, detto «‘o Ninno». Oggetto del contendere il monopolio delle mozzarelle instaurato dalla famiglia dell’altro boss casalese Francesco Schiavone e di cui si occupava il figlio Walter. Della guerra sventata parla l’ex latitante nell’interrogatorio del 24/7/2014 e contenuto contenuto negli atti dell’inchiesta sul clan di giugno scorso. Il business delle mozzarelle fruttava molto alla famiglia Schiavone, talmente tanto che anche altri affiliati volevano trarne profitti.
«Ho sempre avuto buoni rapporti con la famiglia Schiavone e quindi conosco bene anche i figli». Buoni rapporti che furono messi a rischio da Rocco Cerullo, un affiliato di Iovine molto vicino al boss e che lo accompagnava negli spostamenti anche durante i 14 anni di latitanza. «Rocco Cerullo – spiega all’interrogatorio – mi chiese di iniziare un’attività di fornitura di mozzarelle in particolare Fiordilatte alle pizzerie. Nel 2009-2010 io gli comprai un furgoncino, e ricordo anche che lo stesso voleva da me un appoggio per acquisire un monopolio nelle forniture delle mozzarelle».
La richiesta e l’opera di dissuasione
Cerullo era però consapevole che su quel settore operava già l’altro ramo dei Casalesi, lo sapeva e fu lui a raccontarlo a Iovine. «Lui – afferma il pentito – mi spiegò che nel settore era attivo Schiavone Walter, figlio di Francesco Sandokan, e lo stesso attraverso alcuni furgoncini imponeva l’acquisto delle mozzarelle avvalendosi delle intimidazioni che scaturivano dalla spendita del nome Schiavone. Le mozzarelle venivano prodotte da un caseifìcio che si chiama Schiavone, il cui proprietario era Giovanni Schiavone, suocero di Walter Schiavone, figlio di Sandokan».
«Walter Schiavone andava direttamente presso le pizzerie o i ristoranti spendendo il nome della famiglia e poi mandava 4 0 5 ragazzi a distribuire e vendere mozzarelle. Le zone in cui veniva distribuita la mozzarella in questione era tutto l’Agro aversano e si trattava di un’attività molto redditizia. Cerullo gli chiese «di aiutarlo a imporsi sul mercato con l’attività di distribuzione di mozzarelle che aveva impiantato, ma io mi rifiutai perché c’era il pericolo che si venisse a sapere che Cerullo Rocco era un io uomo che mi accompagnava durante la latitanza». Il pericolo era rappresentato da una possibile guerra tra Iovine e Schiavone. Per evitarlo fu lo stesso «o Ninno» a dissuadere «Cerullo Rocco a proseguire la sua attività».