La conversione del ras Salvatore Giuliano: «Ho conosciuto i commercianti e i loro sacrifici per lavorare onestamente e condurre una vita decorosa. Per la prima volta mi sono confrontato con questa realtà e ho deciso che mai avrei preteso denaro da chi lavora onestamente»
Anche i boss qualche volta hanno un cuore. È il caso di Salvatore Giuliano “’o russo”, rampollo della storica famiglia di mala di Forcella da poco più di un anno diventato collaboratore di giustizia, che qualche tempo, in seguito alla sua ultima scarcerazione, aveva deciso di fissare una nuova regola e cioè che nel popolare rione del centro storico di Napoli nessun commerciante avrebbe più dovuto pagare il pizzo: «Avevo compreso quanto sia difficile per chi lavora, vivere dignitosamente ma senza commettere reati e ho quindi deciso che mai avrei preteso da chi lavora onestamente il denaro illecitamente».
Una sorte di rivoluzione, quella voluta dall’allora ras dei Giuliano, in una zona da sempre schiacciata dalla piaga del racket. La circostanza è stata rivelata dal super pentito nel corso dell’interrogatorio reso agli inquirenti della Dda di Napoli il 14 luglio del 2021. Il nipote di “Lovigino” Giuliano ricorda in particolare le fasi successive alla sua ultima scarcerazione: «Durante il periodo in cui ho diretto il clan Giuliano non sono state effettuate richieste estorsive ai commercianti e tengo a chiarire ciò e a precisarne il motivo… La mia scelta di non vessare i commercianti di Forcella e anzi di agevolare le loro attività lavorative è dovuta al fatto che durante la mia detenzione domiciliare a Larino, quando avevo la possibilità di uscire a fare la spesa o comunque di vivere normalmente, sono entrato in contatto con le persone che lavorano onestamente, cosa che prima di allora non avevo mai neanche preso in considerazione».
Quegli incontri rappresentarono per il ras Salvatore Giuliano l’apertura di un nuovo mondo, di un punto di vista – per lui – del tutto inedito: «Le persone che ho incontrato mi hanno raccontato le loro vite, le loro difficoltà economiche, i loro sacrifici per lavorare onestamente e condurre una vita decorosa e nella legalità e per la prima volta mi sono confrontato con questa realtà e ho compreso quanto sia difficile per chi lavora vivere dignitosamente ma senza commettere reati e ho quindi deciso che mai avrei preteso da chi lavora onestamente denaro illecitamente». Il pentito ha poi aggiunto un’ulteriore riflessione personale: «Ero colpito dal fatto che nonostante le difficoltà quelle persone erano felici e io non avrei voluto fare la vita che invece ho fatto. Quando sono rientrato a Forcella, una delle prime cose che ho fatto è stata quella di parlare con i commercianti dicendo loro che non avrei mai chiesto o proteso nulla e che se fosse capitato che qualcuno gli avesse richiesto somme a titolo di estorsione non si trattava di persone mandate da me esortandoli, anzi, a riferirmelo perché avrei cercato di capire chi era stato».
Sul punto l’ex boss Giuliano ha poi riferito ai pm un ultimo aneddoto di cui si rese protagonista: «A tal proposito voglio riferire un episodio che ha riguardato il titolare della gelateria Polo Nord ubicata nei pressi del Trianon a Forcella, che aveva subito un furto e quando io lo seppi, direttamente dal titolare di nome Antonio, che aveva anche sporto denuncia, gli chiesi di vedere i filmati delle telecamere per capire chi fosse stato, ma purtroppo non ci sono riuscito. Si diceva nell’ambiente che era stato un ragazzo di Poggioreale che aveva tentato di fare anche un altro furto a Poggioreale. Il mio scopo e la mia idea erano di fare in modo che il quartiere vivesse tranquillamente e anzi io addirittura volevo che si potessero organizzare delle iniziative e dei festeggiamenti di piazza per agevolare anche il turismo cittadino». La conversione di Salvatore Giuliano, balzato alla ribalta della cronaca per l’omicidio dell’innocente Annalisa Durante, era appena iniziata. Un cerchio che qualche mese dopo si sarebbe concluso con l’avvio del suo percorso da collaboratore di giustizia.