La senatrice Sbrollini a Stylo24: «Ogni giorno nuove carenze, disservizi e liste d’attesa. Il Covid avrebbe dovuto insegnare»
Il presidenzialismo e il semi presidenzialismo, il “sindaco” d’Italia, le elezioni amministrative, l’autonomia differenziata. Poi l’alluvione in Emilia Romagna. C’è grande fermento politico nell’Italia governata da Giorgia Meloni e dal centodestra. Negli ultimi giorni l’attenzione si è focalizzata sulle vittime del maltempo ma il Belpaese si accinge anche a ritornare alle urne per il secondo turno delle comunali. Un appuntamento importante per il futuro di tantissimi italiani. Per ora non è possibile, ancora, tirare le somme della tornata elettorale. «Dobbiamo vedere il risultato dopo i ballottaggi dove si confrontano proposte per la guida di città grosse e importanti. Non ne faccio un problema di tifo come fosse un derby stracittadino» ha affermato la senatrice Daniela Sbrollini, di Italia Viva, a Stylo24.
«In alcune zone – sottolinea – sono stati confermati ottimi sindaci. In altre saranno probabilmente le nuove proposte ad emergere. L’importante che ci siano buoni amministratori! Meno importante che siano di destra, di sinistra o di centro. Italia Viva ha spesso corso assieme ad Azione e si è collegata anche a tante liste civiche. I risultati non sono in linea con il 25 settembre scorso, dove è emerso forte il voto di opinione più ancora del voto di appartenenza. nelle amministrative locali la presenza di liste civiche ha drenato il risultato nostro come di tutti gli altri partiti. E’ normale che sia così. Va bene così».
Il capitolo riforme
Italia Viva si è mostrata favorevole a un dialogo sul capitolo riforme, in che verso dovrebbero andare le riforme? Renzi ha più volte affermato di volere il “sindaco d’Italia”
«Noi crediamo sia importante garantire tutti i presidi democratici e nel contempo permettere che chi vince le elezioni sia nelle condizioni di governare da subito e con una maggioranza chiara. I sindaci dei paesi sopra i 20 mila abitanti ottengono questo attraverso una elezione diretta se superano il 50 % al primo turno oppure dopo un ballottaggio. Una proposta analoga riferita al Premier sarebbe una garanzia di efficienza e darebbe solidità al Governo. Chi vince governa per cinque anni. Salvo una implosione della sua maggioranza».
«Ma noi vorremmo anche un monocameralismo istituzionale che superi la situazione attuale in cui due camere fanno entrambe le stesse cose. Diciamo anche che si darebbe una definizione costituzionale ad una realtà che già oggi vede un bicameralismo sulla carta sostituito da un monocameralismo nei fatti. Qualche demagogo ha voluto la riduzione del numero dei parlamentari per ridurre i costi della politica. Il risultato è che i tempi sono spesso lunghi, deputati e senatori lavorano male, mentre i costi sono rimasti elevati. Infatti, a fronte della diminuzione del numero dei parlamentari, il mantenimento delle due strutture (Camera e Senato) con le stesse funzioni e gli stessi funzionari, non ha determinato un significativo risparmio. Un motivo in più per indirizzarci verso un monocameralismo ben studiato».
Il diritto alla salute e l’occupazione
La sanità doveva uscire rivoluzionata dopo il Covid, eppure, soprattutto al Sud (in Campania e Calabria in particolare) ci sono ancora grandi criticità
«Si. E se vogliamo, possiamo certificare che anche nelle regioni dove è storicamente migliore il servizio sanitario, si notano ogni giorno nuove carenze, disservizi, allungamento dei tempi per le visite e anche per le cure. Il Covid avrebbe dovuto insegnare. Serviva un intervento choc e questo si sarebbe potuto fare utilizzando in Mes. Concentrando importanti fondi straordinari all’ammodernamento delle strutture, dei mezzi diagnostici, spingendo la telemedicina».
«Invece non si è voluto utilizzare per piantare una bandierina ideologica (di fatto anti UE). Mancano i medici e gli infermieri professionalizzati. Sono pagati male. Non sono difesi contro le aggressioni di facinorosi. La sanità pubblica, che è la principale voce di spesa delle Regioni è sotto finanziata dal Governo Nazionale e male gestita dalle Regioni. A svantaggio dei cittadini e a vantaggio della sanità privata».
L’occupazione sembra migliorare ma, da dati recenti dell’Istat, la Campania è la prima regione per numero di disoccupati. Come colmare il bisogno di lavoro?
«La formazione è la strada maestra. Però è necessario che la scuola prepari bene, non basta che garantisca un diploma. I 100 regalati alla maturità allontanano le possibilità di trovare lavoro. Inoltre le scuole devono cercare di assecondare meglio le richieste che vengono dal territorio. Infine le scuole devono insegnare bene le lingue. Oggi si trova lavoro anche accettando di muoversi nel mondo. E una buona preparazione unita ad una buona padronanza della lingua inglese, sono fondamentali. I campani sono persone eccezionali e intraprendenti. Non c’è motivo per cui devono trovare a fatica un lavoro. Bisogna però evitare di credere che esistano scorciatoie».
Il Pnrr
Gli effetti del Pnrr non si sono ancora visti, è ancora presto o c’è qualche altro motivo?
«Oggettivamente è ancora presto. Gli investimenti danno frutto dopo un po’ di tempo che sono stati completamente utilizzati. Però ci sono tanti ritardi e forse molti progetti non hanno la capacità di generare profitto e crescita. A parte l’opportunità di dare un lavoro temporaneo, alcuni investimenti sembrano per così dire, effimeri. Un conto è investire i fondi in innovazione, un altro lavorare sulla difesa del territorio o sull’ambiente. Altro ancora su ristrutturazioni di edifici. Probabilmente sono tutti soldi spesi bene, ma il ritorno economico ha tempi diversi e probabilmente rese differenti».