Il livello dell’uscita non è altissimo, tutt’altro. Ma quando si fa un’accusa circoscritta bisogna farla a spalle forti e coperte. Che al momento, Francesco Iacotucci, amministratore unico di Asìa non sembra avere nei confronti dei napoletani. Lo dicono i numeri e soprattutto alcune mancanze dell’azienda di igiene urbana di cui è al vertice. Quel «bastardo», rivolto a chi non fa la raccolta differenziata e urlato su Facebook dall’amministratore unico, sarebbe stato accolto con meno sdegno se fosse giunto da un’azienda scevra da responsabilità per quanto avviene nella città partenopea in materia di rifiuti.

Analizziamo solo qualche punto a sfavore di Asìa, partendo però da due presupposti: il cittadino deve effettuare la differenziata; l’azienda che si occupa del servizio deve offrire tutti gli strumenti affinché ciò avvenga. A Napoli la «separata» è ferma al 31,13% (i numeri relativi al 2016, sono pubblicati sul sito dell’Osservatorio regionale sui rifiuti), dati non proprio confortanti per una metropoli che punta a diventare da esempio per l’Italia e l’estero. Solo colpa del cittadino? Oppure anche dell’organizzazione imposta dall’azienda partecipata? O ancora delle aree di raccolta che mutano spesso o delle campane e dei contenitori, che sembrano spostarsi da soli durante la notte, non si sa nemmeno come?
Tre segnalazioni di trasgressori al giorno.
Di due l’una: o i cittadini sono così civili, tanto che solo novanta di essi al mese non rispettano le regole, oppure i controlli sono inesistenti e fatti male. Parliamo adesso del parco auto e degli autisti dell’Asìa.
Tramite una recente interrogazione consiliare, Vincenzo Moretto, ha posto l’attenzione sulle criticità della partecipata nella gestione dei rifiuti: «Ciò significa che vi sono serie e preoccupanti lacune nella manutenzione e revisione dei compattatori adibiti al trasporto di rifiuti solidi urbani». I mezzi avrebbero lasciato scie di percolato durante il trasporto del pattume e soprattutto, secondo quanto ha denunciato Moretto, alcuni di essi sono stati «fermati ai box» dai vigili urbani perché sprovvisti del certificato di assicurazione e della carta di circolazione. Per altri, un paio, non sarebbe stata effettuata la revisione. Passiamo ai conducenti. In un’ordinanza eseguita lo scorso novembre contro il clan Lo Russo, emerge l’intercettazione di un autista di un camion dell’Asìa, che in due occasioni compra cocaina da un pusher dei «capitoni», durante l’orario di lavoro. A questo punto è lecito rivolgersi a Iacotucci e chiedergli: bastardo a chi?