Durante la faida di Scampia «Lelluccio di Ponte Persica» collaborò con gli alleati «Spagnoli»
La faida di camorra scoppiata tra gli Scissionisti e il clan Di Lauro non fu una vittoria solo per il clan capeggiato da Amato e Pagano. Altri, collegati con quest’ultimi, riuscirono a guadagnare da quella cruenta, sanguinosa guerra, pur non entrando direttamente nel conflitto. Tra chi ci guadagnò, sicuramente, c’era Raffaele Imperiale, il super narcotrafficante conosciuto come «Lelluccio di Ponte Persica» perché originario di Castellammare. Lo sostengono gli inquirenti nell’ordinanza che ha colpito gli «Spagnoli» a ottobre del 2015.
«Durante le fasi della faida – spiega l’autorità giudiziaria -, l’Imperiale ed il Cerrone, non solo avevano continuato a rifornire di cocaina il gruppo Amato-Pagano, ma ne avevano fino in fondo condiviso le sorti, partecipando anche alle riunioni operative all’interno dei covi dei capi, offrendo appoggio logistico, armi e uomini, prendendo dunque parte attiva anche al conflitto con i Di Lauro, durante la prima e la seconda faida di Secondigliano, e poi ai contrasti con le altre famiglie “ribelli”».
La vertiginosa espansione dei traffici di cocaina
Di conseguenza «la vittoria del gruppo degli “scissionisti” capeggiato da Amato Raffaele e Pagano Cesare – si legge nel provvedimento -, aveva fornito ulteriore spinta alla vertiginosa espansione dei traffici di cocaina assicurati da Imperiale e Cerrone, i quali avevano così costituito unavera e propria società con i vertici del clan Amato-Pagano, in grado di ottenere ricavi per decine di milioni di euro ogni anno».
«Tale attività – sottolineano gli inquirenti – era proseguita anche dopo l’arresto di Amato Raffaele e Pagano Cesare, nonché di quello dei loro rispettivi successori (Amato Carmine e Riccio Mariano), mai interrotta (ma solo in minima parte rallentata in alcuni specifici momenti) nonostante il progressivo ridimensionamento del gruppo Amato-Pagano rispetto agli altri gruppi del cartello di Secondigliano e, poi, delle frizioni tra le due anime del medesimo sodalizio».
«Tutti i collaboratori – si apprende ancora dall’ordinanza – hanno riferito in modo concorde: che Imperiale Raffaele e Cerrone Mario erano ai vertici di un gruppo di pari livello o perfino superiore rispetto a quello, già potentissimo, degli Amato-Pagano; che la direzione di tale gruppo era affidata ad entrambi, con un ruolo forse leggermente maggiore di Imperiale, il quale aveva i principali contatti con i narcotrafficanti colombiani; che tale gruppo aveva una larghissima disponibilità di armi, tanto da poter rifornire il clan Amato-Pagano nei periodi di conflitto ed assicurare anche l’addestramento dei suoi uomini con armi da guerra».