Il pentito Salvatore Giuliano “’o russo” ripercorre la crisi della cosca: «Subivamo abusi quotidiani dai Misso e dai Mazzarella. Ci fu vietato persino di rubare. Nel 2013 sette giovani hanno però avuto la forza di contrastarli»
Anni atroci, caratterizzati da un’interminabile scia di sangue e vendette. Una lunga stagione di terrore che il pentimento del super boss Luigi Giuliano aveva in un certo senso persino acuito. La sua collaborazione con la giustizia aveva infatti messo gli eredi dello storico clan di Forcella in un’ulteriore condizione di difficoltà: i rampolli della cosca si trovarono letteralmente circondati dai rivali del rione Sanità e del centro storico di Napoli. Una storia, quella relativa alla faida degli anni Novanta, in parte già nota, ma che oggi il neo pentito Salvatore Giuliano “’o russo” ha ricostruito fin nei minimi dettagli, fornendo agli inquirenti della Dda ulteriori e inediti dettagli: «Subivamo dei veri e propri abusi da parte dei gruppi Misso, Sarno e Mazzarella. Non ci consentivano di fare nulla sul territorio».
La ricostruzione della vicenda è stata messa a verbale da Salvatore Giuliano nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto il 24 giugno 2021. Le dichiarazioni del killer dell’innocente Annalisa Durante poche settimane fa hanno consentito di arrestare i ras Ciro Mazzarella, Michele Mazzarella e Salvatore Barile, coi quali aveva recentemente stretto un’alleanza dopo anni di sanguinosi scontri tra le due famiglie di malavita. “’O russo” ha però fornito agli inquirenti anche altri, importanti retroscena: «Quando nel 2002 ci fu l’ultima collaborazione con la giustizia di Luigi Giuliano “Lovigino”, la nostra situazione come famiglia Giuliano sul territorio di Forcella diventò insostenibile, in quanto subivamo quotidianamente dei veri e propri abusi da parte dei gruppi Misso, Sarno e Mazzarella e in particolare dai Misso e dai Mazzarella che non ci consentivano di fare nulla sul territorio, nemmeno piccoli reati, quali furti, perché pretendevano che noi restituissimo a loro la refurtiva infliggendoci spesso anche violenze fisiche; abbiamo subito pestaggi e abusi di ogni genere al punto da essere costretti ad allontanarci dal territorio».
La cacciata dei Giuliano da Forcella non sarebbe però durata molto a lungo e sarebbe giunta al termine grazie a un manipolo di giovani aspiranti ras pronti a tutto: «In quel periodo – ha spiegato l’ex boss Giuliano – eravamo tutti piccoli in quanto gli uomini del clan o erano detenuti o erano diventati collaboratori di giustizia e per oltre un decennio abbiamo sempre subito, fino a quando nel 2013 un gruppo di sette giovani, di cui facevano parte componenti dei Giuliano, dei Sibillo, degli Amirante e dei Brunetti hanno avuto la forza di contrastare i Mazzarella». È il momento in cui è nata la famigerata “paranza dei bambini”, gruppo criminale con base tra Forcella e i Decumani, che per diversi anni ha spadroneggiato tra i vicoli del centro storico. Una supremazia conquistata però a carissimo prezzo, anche con diversi spargimenti di sangue, tra cui l’omicidio avvenuto nel 2015 del giovanissimo boss Emanuele Sibillo.