I due si allontanano dal luogo della riunione e si chiudono il portone alle spalle non riuscendo più ad accedere al luogo in cui avrebbero dovuto aspettare il capo
Un summit tra i gruppi che confluiscono nel clan Fabbrocino rischia di avere brutte conseguenze per due guardaspalle incapaci. La coppia viene intercettata dagli 007 dell’Antimafia, mentre, a bordo di un’auto, parla dell’episodio avvenuto pochi minuti prima. I due hanno l’incarico di aspettare il boss giù all’androne del palazzo in cui si sta svolgendo la riunione. Ciò per tenere sotto controllo la situazione e intervenire in caso di imprevisti. Ma i due uomini, a un certo punto, cominciano a parlare tra loro, si distraggono, lasciano l’androne, escono dalla proprietà in cui si tiene la riunione e si chiudono il portone alle spalle. Provano a rientrare, ma nessuno gli apre, anche perché non c’è alcun citofono a cui «appellarsi», né possono utilizzare telefoni cellulari per comunicare (per il rischio di essere intercettati).
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Alla fine, sconfitti, decidono di aspettare in auto (dove grazie a una «cimice», viene appunto, captata la loro conversazione). Passa solo qualche minuto e vengono avvicinati da altre «vedette» (del gruppo che ospita il summit) tenute a perlustrare la zona. Vedette che non conoscendoli, li fanno scendere dalla macchina e li interrogano rispetto alla loro presenza in quel luogo. I due guardaspalle cominciano a spiegare che hanno appena accompagnato alla riunione il loro capo, e dovevano aspettarlo nell’androne, ma che poi si sono allontanati dal palazzo e non sono più riusciti a entrare. Faticano non poco per farsi credere, e sono costretti a spendere i nomi di altri esponenti malavitosi della zona per accreditare loro stessi e la loro versione dei fatti. Alla fine, tornano in auto, ed è lì che attenderanno sino a che non sarà concluso il summit di camorra.