Il commento di Giulio Di Donato al libro-bomba di Palamara e Sallusti: ora sarà impossibile insabbiare ciò che l’ex pm ha raccontato
di Giulio Di Donato
La notizia è che ieri il presidente della Commissione Antimafia sen. Nicola Morra, ha convocato per una audizione il 23 prossimo l’ex presidente della Anm, ex influente membro Csm ed ex potentissimo leader di Unicost, il magistrato Luca Palamara, autore, col direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, del best seller «Il sistema». Finalmente, perché in molti erano rimasti sorpresi dal silenzio dei giornaloni e dei principali talk Rai e La 7, su un libro semplicemente esplosivo, se tutto verrà confermato. Ora non sarà più possibile eludere e/o insabbiare.
Il libro descrive il funzionamento della «cupola» (la citazione è testuale dal libro) che è l’organo di governo del «sistema» (anche qui testuale dal libro) di amministrazione della giustizia. In esso si fa esplicito riferimento a decine e decine di casi, tutti noti perché protagonisti delle cronache giudiziarie degli ultimi decenni e fra questi alle indagini sulla «trattativa Stato-Mafia», alle ingerenze del Quirinale, alle inchieste su Silvio Berlusconi, su Matteo Salvini, su Matteo Renzi e si descrive appunto il «sistema» con cui la «cupola» governa, fatto di accordi tra le correnti, di patti tra queste e la politica, di inchieste pilotate, di trame ordite contro il collega o il politico, dei «condizionamenti» e «ammonimenti» interna corporis e tra questi e i vertici istituzionali e la politica, con i quali viene sistematicamente manipolato il funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura.
Naturalmente la grande maggioranza dei magistrati che lavorano con dedizione e competenza e spesso a rischio della loro incolumità, e soprattutto quelli non iscritti ad alcun partito, pardon ad alcuna corrente, sono le vittime incolpevoli del «Sistema» che, con i metodi della «cupola» ha trasformato la Magistratura nel campo di battaglia di una guerra per bande. Nel libro, nel quale domande e risposte fanno riferimento alle intercettazioni disposte sul cellulare di Palamara, indagato per corruzione ed altri reati, sono riportate con dovizia di particolari circostanze, fatti, avvenimenti, in molti casi con nomi e cognomi, in altri casi con generico studiato riserbo, e ne deriva un quadro a dir poco allarmante, di come è gestito l’ordine giudiziario. Ordine che, insieme al potere legislativo ed a quello esecutivo, rappresenta la struttura portante della nostra democrazia. E qui parliamo di Costituzione cioè dell’atto fondativo della Repubblica. Naturalmente sarebbe impossibile oltre che inopportuno citare tutti i numerosissimi casi, nomine, inchieste, sentenze, ecc, di cui il libro è ricco. Chi vuole approfondire potrà leggerlo. Mi limiterò perciò solo a qualche considerazione.

Primo: se, come è scritto, il merito del singolo magistrato conta poco o nulla rispetto alla sua appartenenza correntizia, se il Consiglio superiore opera sulla base di accordi opachi tra le correnti e tra queste e la politica, se tutte le sue decisioni, dalla elezione del vice presidente alle nomine apicali, ai trasferimenti ed alle sanzioni disciplinari sono frutto di compromessi tra le correnti e tra queste e la politica, allora siamo in presenza di un vulnus costituzionale alla autonomia e indipendenza della magistratura (la stessa invocata a gran voce verso l’esterno ma violata a mani basse all’interno). Se confermata, una violazione della Costituzione
Secondo: la magistratura inquirente, attraverso il controllo del Csm (accordi tra correnti e tra queste e la politica) prevale sulla magistratura giudicante. Avendo in mano il pallino delle nomine e delle altre scelte dell’organo di autogoverno, si trova in una posizione oggettivamente di forza e questo produce potenzialmente (ma neppure tanto) un altro squilibrio destinato a incidere sulle sentenze. Se confermato, una grave alterazione della democrazia.
Terzo: la presenza di magistrati nei ruoli strategici del Ministero di via Arenula, il loro collegamento con le correnti che ve li mettono e il controllo del Csm da parte delle stesse correnti generano un corto circuito che condiziona e orienta il potere legislativo del Parlamento. Per dirla con Palamara «il Parlamento è scavalcato dai Magistrati» e «le leggi dalle sentenze». Se confermato, un attentato alla giustizia giusta diritto fondamentale del cittadino.
Mi fermo qui, ma si potrebbe continuare con la politicizzazione delle inchieste («le leggi si interpretano per gli amici e si applicano agli avversari») i rapporti impropri, distorti con i media, la «fuga di notizie» usata strumentalmente per orientare la pubblica opinione ed inquinare i processi, le intercettazioni usate a scopo «minatorio» tra membri della corporazione. Corporazione che è diventata una casta e come tale si comporta, favorendo gli amici, annientando gli avversari, trascurando i non adepti. Una casta nata e cresciuta con tangentopoli, oggi autoreferenziale, più potente e a-responsabile che mai.