Alessio Pica, 26enne vicino al clan Sequino, arrestato l’accusa di essere l’autore della feroce aggressione di piazza San Vincenzo. Il racconto choc della vittima: «Mi hanno fatto una cattiveria, ma sono vivo e voglio stare tranquillo»
Antonio aveva deciso di cambiare vita. Dopo tanti anni trascorsi in “mezzo alla via” spacciando droga, sentiva che era arrivato il momento di darci un taglio: dare l’addio ai trascorsi da pusher per fare il garagista. Non aveva però fatto i conti con la furia di Alessio Pica, 26enne aspirante ras del rione Sanità, da tempo accreditato dagli investigatori antimafia come uomo molto vicino al clan Sequino di via Antesaecula. Pica da ieri si trova in carcere con l’accusa di tentato omicidio: il 4 dicembre dello scorso anno sarebbe stato lui ad appiccare il fuoco al pusher che aveva deciso di rimettersi sulla retta via.
Le indagini che hanno portato alla cattura di Pica, già arrestato nel 2019 per spaccio di droga, sono state però tutt’altro che agevoli, tant’è che per arrivare a una svolta sul caso è stato necessario attendere quasi un anno. La vittima, così come i suoi familiari, nonostante la brutale aggressione subito, non hanno infatti trovato il coraggio di denunciare l’autore del folle gesto, temendo gravi ripercussioni. I carabinieri non hanno però mai mollato la presa e grazie a una fitta attività di intercettazione telefonica e ambientale sono comunque riusciti a venire a capo dell’impasse. Vale la pena ricordare che, in seguito alle ustioni riportate, Antonio Storaro era stato ricoverato al Cardarelli in gravissime condizioni.
Lo stesso Storaro, cioè la vittima, nonostante lo choc e la paura aveva comunque trovato la forza di fornire agli investigatori che stavano lavorando al caso alcune indicazioni, pur senza mai sporgere formale querela. Antonio, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri, dichiarava «che in realtà quella sera mentre si trovava nei pressi del palazzo al civico 29 di piazza San Vincenzo, veniva raggiunto da un soggetto da lui indicato come “quello che sta ai domiciliari” che gli rovesciava addosso della benzina dandogli poi fuoco». L’ex pusher «raccontava che il suo aggressore, resosi conto della gravità del gesto, cercava di spegnere con le proprie mani le fiamme. Aggiungeva di non voler assolutamente denunciare i fatti come accaduti realmente, né tantomeno di voler rilasciare alcuna dichiarazione scritta temendo ulteriori ritorsioni».
Antonio Storaro ha però fornito agli inquirenti un’utile imbeccata: «Alla domanda se conoscesse un tale di nome Alessio Pica, rispondeva testualmente “Sì, è stato lui, però marescià non voglio fare nomi”». Aggiungendo subito: “Voglio stare tranquillo… ormai ho avuto questa cattiveria ma sono vivo… non voglio avere altri guai e non voglio che le persone mi dicono che sono un infame”. La vittima ha poi concluso riferendo che l’aggressore era giunto in piazza San Vincenzo a bordo di un’autovettura Fiat “500” di colore nero condotta da un altro ragazzo. Circostanza alquanto terrificante, al seguito della feroce aggressione incendiaria aveva assistito anche la madre della vittima, Anna Chierichella, la quale quella notte aveva sentito distintamente le urla provenire dalla piazza. Scesa in strada e resasi conto di cosa fosse accaduto al figlio, la donna gli aveva prestato i primi soccorsi: Antonio le spiegò di essersi ustionato da solo mentre faceva benzina, ma la donna da subito non credette a quella versione.