L’ex fedelissimo Giuseppe De Rosa rivela l’incontro nella villa bunker del ras di Villaricca Domenico Ferrara: «Eduardo voleva mangiare tutto ciò che avrebbero consumato gli invitati al matrimonio, che si tenne nella zona di Giugliano. Presi quest’impegno e restammo d’intesa che io avrei anticipato la somma necessaria e lui me la avrebbe rimborsata»
Un piano infallibile, studiato fin nei minimi dettagli, avrebbe consentito al boss Edoardo Contini di partecipare alle nozze della figlia nonostante il suo status di latitante. Il ras del rione Amicizia non si sarebbe tra l’altro limitato a una fugace comparsata, ma avrebbe chiesto e ottenuto di presenziare all’intero evento. A distanza di tanti anni il retroscena è stato rivelato da Giuseppe De Rosa, uomo di massima fiducia di “’o romano” e oggi collaboratore di giustizia. Proprio grazie a lui, infatti, il capoclan del rione Amicizia riuscì a portare a termine il proprio piano, salvo venire arrestato qualche mese più tardi, nel dicembre del 2007.
De Rosa ha ricostruito la vicenda nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto il 30 maggio 2015. Quelle dichiarazioni sono confluite nell’ordinanza di custodia cautelare che pochi giorni fa ha consentito alla Procura di Napoli di decapitare il clan Cacciapuoti-Ferrara di Villaricca. Proprio il boss Domenico Ferrara, alias “’o muccuso”, avrebbe assistito all’incontro tra Contini e il suo fedelissimo, nel corso del quale è stata pianificata la partecipazione del ras latitante alle nozze della congiunta. «Eduardo Contini – ha messo a verbale il pentito – era latitante e mi mandò un’imbasciata attraverso Peppe “’o guaglione”, ovvero Giuseppe Ammendola, affiliato di spicco del clan Contini e braccio destro di Eduardo Contini, e che, proprio in seguito all’arresto di quest’ultimo ne ha preso il posto. Peppe mi disse di andare alla rotonda di Villaricca e di fermarmi vicino alla palestra perché mi sarebbero venuti a prendere e che mi avrebbero portato da Eduardo Contini».
Raggiunto il luogo dell’appuntamento, De Rosa sarebbe stato quindi accompagnato nel luogo segreto da una persona di fiducia dei Ferrara: «Ci recammo in un parto a bordo dell’auto del titolare dell’officina meccanica e siamo andati a casa di Mimmo, che è una villa con custode… Mimmo mi accompagnò in un appartamento al piano rialzato, allocato di fronte alla villa, dove incontrai Eduardo Contini. Mimmo suonò al citofono e aprirono senza che nessuno parlasse. Entrati nell’androne trovammo la porta dell’appartamento socchiusa e vidi subito Eduardo Contini. Quest’ultimo mi presentò Mimmo, ovvero Mimì Ferrara, che è un esponente di spicco della criminalità organizzata con forti collegamenti con i gruppi camorristici che fanno parte dell’Alleanza di Secondigliano, ovvero Mallardo, Contini e Licciardi. Infatti Mimì Ferrara fa da tramite tra i vari gruppi».
Fatte le dovute presentazioni del caso, la conversazione di incentra ben presto su un argomento ben preciso: «Il contenuto dell’incontro – ha rivelato Giuseppe De Rosa – riguardava il matrimonio di sua figlia Antonella con Massimo Botta, che si sarebbe tenuto di li a tre giorni in quanto Eduardo Contini voleva mangiare tutto ciò che avrebbero consumato gli invitati al matrimonio, che si tenne nella zona di Giugliano in un luogo di cui al momento mi sfugge il nome, per cui io presi questo impegno e restammo d’intesa che io avrei anticipato la somma necessaria e Contini me la avrebbe rimborsata. Ci trattenemmo un’oretta circa e Eduardo Contini volle essere aggiornato di cosa stavo facendo; infatti avevo appena aperto il ristorante giù all’ospedale e gli relazionai di come andavano le cose. Io ed Eduardo Contini infatti eravamo molto legati. Terminato l’incontro, Mimmo mi riaccompagnò dinanzi all’officina con un auto nella sua disponibilità, una Nissan grigia o bianca. Questa è stata l’occasione in cui ho conosciuto Mimmo Ferrara». Il pentito ha poi affidato agli inquirenti un’ultima precisazione: «Ho raggiunto più volte Eduardo Contini durante la sua latitanza sempre presso quell’appartamento nel parco di Mimmo procuratogli ovviamente dallo stesso Mimmo Ferrara».