Le nuove rivelazioni del pentito Daniele Pandolfi, che ricostruisce anche il patto mortale con il clan Mauro: «Insieme abbiamo fatto diverse stese»
di Luigi Nicolosi
L’arsenale nascosto per mettere a ferro e fuoco il rione Sanità e l’abbraccio mortale con il clan Mauro. Il giovane collaboratore di giustizia Daniele Pandolfi, ex uomo di punta del clan Vastarella, è la figura che più di tutte ha contribuito allo sviluppo delle ultime inchieste giudiziaria sulla camorra del quartiere Stella. Proprio le sue dichiarazioni, pochi giorni fa, hanno portato all’arresto del gruppo di estorsori con base nella zona dei Miracoli. Al netto delle ricostruzioni sui taglieggiamenti imposti ai danni dei commercianti, le informazioni che Pandolfi è in grado di fornire potrebbero non essere ancora finite. Sullo sfondo si stagliano infatti che le dotazioni “di piombo” nella disponibilità delle due cosche e i rispettivi accordi per la spartizione del territorio.
Sul punto, il 18 aprile 2018 Daniele Pandolfi ha fornito agli inquirenti della Dda una prima, circostanziata pista investigativa: «Per quanto è a mia conoscenza – ha rivelato il pentito – le armi del clan, circa cinque pistole, tra cui una calibro 38, una calibro 9×21, un’altra 7×65 e un altro paio di cui non ricordo il calibro, erano nascoste in un materasso all’interno di un’abitazione abbandonata alle Fontanelle. Il materasso era chiuso con una cerniera lampo». Armi che al momento potrebbero essere ancora in circolazioni: «Più volte – ha messo a verbale il neo pentito – l’appartamento è stato perquisito vanamente dalle forze dell’ordine, che però non le hanno mai trovate, perché ben celate».
Quel piccolo arsenale a un certo punto sarebbe però stato spostato, finendo nelle mani del clan alleato: «Quando Antonio Vastarella (il figlio del boss Patrizio, ndr) era detenuto con me a Poggioreale, mi disse che le pistole erano state cedute agli uomini del clan Mauro appena una settimana dopo il nostro arresto. Non so come ciò sia potuto accadere, ignoro cioè chi abbia potuto dare indicazione ai Mauro sul posto dove erano nascoste le armi. Posso dire però che con gli uomini del clan Mauro abbiamo commesso varie stese insieme».