Puntate, piazze di spaccio, logistica e prestanome: ecco i segreti del narcos stabiese sul grande affare cocaina
La decisione di Raffaele Imperiale di collaborare con la giustizia è un brutto colpo per gli Amato-Pagano, i cosiddetti «Scissionisti» di Secondigliano. Non solo perché conosce i segreti della consorteria ma anche perché ne mette a rischio la floridità economica.
Il boss stabiese per decenni ha avuto un rapporto molto stretto con l’organizzazione pur non essendo un classico affiliato. La costante ascesa del re della cocaina nel panorama del narcotraffico internazionale, affermano gli inquirenti nell’ordinanza emessa contro il pentito a ottobre scorso, è stata favorita da un legame simbiotico con i soggetti apicali del clan che è tra i più potenti e pericolosi del napoletano. Tra le due organizzazioni, quella degli Scissionisti e quella dell’ex latitante, c’era «una vera e propria società criminale».
Una società che non era un mero contenitore di affari illegali ma il vettore grazie al quale Imperiale e la sua struttura hanno garantito un costante apporto alla consorteria camorristica secondiglianese. Dalle indagini gli investigatori hanno scoperto che gli uomini di Raffaele Amato e Cesare Pagano facevano riferimento all’organizzazione di Lelluccio di Ponte Persica «per ottenere un’ininterrotto flusso di stupefacente da commercializzare, sia distribuendola sul territorio napoletano che rivendendola ad altri gruppi criminali mafiosi e non».
Un’enorme capacità di attingere senza limiti alla cocaina, la risorsa illecita più preziosa a Napoli degli ultimi trent’anni. Su queste basi è stata costruita la fortuna del clan. Ed è questa, scrive ancora l’autorità giudiziaria, la principale ragione della loro sopravvivenza nel panorama malavitoso partenopeo nonostante le turbolenze che li hanno avversati come le faide con i gruppi rivali. «Ciò non ha esaurito il ruolo a favore del clan svolto dall’Imperiale che si incentra su tutta una serie di ulteriori decisivi apporti che si innestano nella natura illecita» e che «ne hanno garantito la conservazione nelle condizioni più difficili».