LA STORIA DELLA CAMORRA Il pentito: il bottino portato via durante il saccheggio dell’abitazione di Mckay
Non si fece attendere la reazione di Cosimo Di Lauro, quando si rese conto che ormai si era in guerra. E che non si poteva più tornare indietro. La prima mossa fu quella di cacciare via dalla zona rimasta sotto il controllo del clan di Cupa dell’Arco, tutti i parenti degli Scissionisti (questi ultimi, invece, già avevano cambiato aria alcuni giorni dopo l’omicidio Montanino). L’esercito di Cosimino il codino, come pure era conosciuto nell’ambiente criminale il primogenito del padrino Paolo (alias Ciruzzo ’o milionario) si dava da fare anche con i saccheggi delle abitazioni lasciate sguarnite dagli ex affiliati.
In cima alla lista nera dei Di Lauro, oltre ai capi Raffaele Amato e Cesare Pagano, c’erano pure Gennaro Marino, detto Genny ’o Mckay, e ArcangeloAngiolettoAbete. A essere interessato dal saccheggio dei Di Lauro, fu pure un villino nella disponibilità di Mckay. Marino era finito in carcere nel corso di una operazione scattata il 25 novembre del 2004, e l’abitazione – al cosiddetto Terzo Mondo, ossia il Rione dei Fiori – fiancheggiata da una piscina, era rimasta disabitata. La squadra di fuoco dei Di Lauro era entrata in azione una decina di giorni dopo e prima di appiccare le fiamme aveva saccheggiato l’appartamento, portando via tutti gli oggetti di valore.
Lo scenario / Le vendette
trasversali: piombo
e fiamme contro
i parenti dei «congiurati»
A rendicontare circa l’episodio, è stato anche il collaboratore di giustizia Michelangelo Mazza, ex boss del Rione Sanità, che però afferma di aver appreso i particolari dell’accaduto nel periodo in cui si trovava in carcere con due affiliati agli Scissionisti, uno dei quali, nipote di Gennaro Marino.
Il bottino da un milione di euro
«Il nipote di Mckay mi disse pure che la famiglia Marino aveva subìto incendi, oltre che furti, perché erano state incendiate panetterie intestate a loro nipoti, ma che Cosimo Di Lauro sapeva essere di proprietà di Gennaro Marino», racconta Mazza. «Del resto – continua il collaboratore di giustizia –, la stessa abitazione di Mckay è stata oggetto di saccheggio. In particolare furono rubati da quella casa orologi marca Rolex per un ammontare di un milione di euro».