L’obiettivo è approvare una legge patrimonio di civiltà. Le querelle strumentali servono solo a indebolire un percorso partito da lontano
di Mario Polese *
La cosa più importante è portare a casa il risultato e offrire ai giovani un futuro più moderno e civile dove la sessualità non sia più un terreno di scontro, di vergogna o peggio di emarginazione. E’ quello che penso in merito al dibattito che si è prodotto sul Ddl Zan ed è quello che ho detto personalmente allo stesso deputato Alessandro Zan nel corso di un webinar il cui tema era le ‘libertà a confronto’.
Da parte mia penso, e lo dico con estrema sincerità, si tratti senza infingimenti un atto di civiltà per far avanzare verso la modernità il nostro Paese. Purtroppo la questione sul piano politico è molto articolata e il rischio che la legge non venga approvata in Senato è molto alto. E’ delle ultime ore una sorta di smarcamento anche da parte di esponenti del Pd che è il partito dello stesso deputato Zan.
Del resto, su una tematica molto simile abbiamo il precedente della legge sulle Unioni civili che dovrebbe mettere tutti in guardia. Al di là delle dichiarazioni della vigilia poi a conti fatti il Movimento 5 stelle, che allora era più coeso di quanto non lo sia oggi, si ritirò all’ultimo momento. E tanto la legge fu approvata grazie a delle mediazioni delle ultime ore.
La preoccupazione maggiore in ogni caso, non è il ddl in sé che come tutte le leggi contiene aspetti positivi e altri meno, ma lo scontro che si è sviluppato nel dibattito pubblico. Quello che doveva essere evitato invece è diventato plasticamente evidente in una spaccatura, a tratti culturale ma anche a tratti strumentali, tra intere categorie sociali.

E quando poi c’è l’entrata a gamba tesa di influencer del calibro di Ferragni e del suo compagno Fedez – che evidentemente utilizzano la questione non per motivi squisitamente sostanziali ma solo per una superficiale strumentalizzazione politica per obiettivi soprattutto commerciali – succede inevitabilmente che la vicenda da un piano parlamentare si sposti nei bar, nelle piazze e sui social con un inevitabile depauperamento del livello del dibattito e delle analisi a corredo dell’una e dell’altra parte.
Tutto questo non giova a un clima sereno e a una vicenda che dovrebbe vedere tutti abbassare le bandiere per provare a trovare insieme una sintesi che dia risposte concrete alle discriminazioni. Arroccarsi sull’Aventino per massimizzare like produce followers, ma non tutele civili.
Sul piano politico è rassicurante che l’Italia abbia, in questo particolare momento un presidente del Consiglio dei ministri, come Mario Draghi di cui, pur nel rispetto delle opinioni di tutti, è difficilmente non condivisibile la posizione sulla laicità dello Stato e sulla sacralità civile del Parlamento. Dall’altro lato, invece, non è rassicurante il clima di odio e di ricerca costante dei dualismi che rischia di lasciare sul campo molti dissapori e strascichi.
Va detto che se si è arrivati a questo la responsabilità è anche di chi a livello politico si è cristallizzato su posizioni rigide del ‘o questo o niente’. Non è mai il metodo giusto ma men che mai in questioni così delicate. La chiusura del Pd ad accogliere modifiche al disegno di legge non è né lungimirante e né comprensibile ai più. Tanto più che il Ddl in questione è già frutto di un lavoro di compilazione e sintesi di altre proposte del passato che sono state fuse e modellate insieme. Per questo se l’obiettivo è quello di dotare il Paese di una legge più moderna non si comprende questa rigidità. Se invece l’obiettivo è quello di mettere alla berlina chi la pensa diversamente allora si rischia di perdere in partenza.
- * Vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata