Il killer pentito Eugenio D’Atri fa luce sul giro di droga all’interno del penitenziario di Secondigliano: «A capo dell’organizzazione c’era Alfredo Vigilia junior»
di Luigi Nicolosi
Un filo rosso collegherebbe le piazze di spaccio del rione Traiano di Soccavo al carcere di Secondigliano. Sembra un paradosso e invece è quanto sostenuto, oltre che messo a verbale, dal neo collaboratore di giustizia Eugenio D’Altri, killer ergastolano fedelissimo del boss di Forcella Vincenzo Manauro, il quale ha descritto con dovizia di particolari il funzionamento dell’organizzazione che per anni avrebbe smerciato droga all’interno della casa di reclusone di Napoli: «Alfredo Vigilia junior era, per quanto a mia conoscenza, il capo».
Le rivelazioni di D’Atri vanno a inserirsi nell’inchiesta che pochi mesi fa ha portato all’esecuzione di decine di arresti tra i detenuti di Secondigliano, tra loro figurava lo stesso D’Atri, oltre ad alcune agenti di polizia penitenziaria. Incassata la nuova tegola giudiziaria, il sicario di Barra ha però deciso di iniziare a collaborare con la giustizia, fornendo agli inquirenti della Dda di Napoli un lunghissimo elenco di nomi di soggetti che avrebbero, a vario titolo, preso parte al losco affare.
Sul punto, appare emblematico l’interrogatorio al quale D’Atri è stato sottoposto il 20 aprile scorso: «”Giovannone” quale organizzatore del traffico di stupefacenti in IV sezione faceva capo ad Alfredo Vigilia junior, il quale era, per quanto a mia conoscenza, il capo dell’organizzazione. La droga che entrava in IV sezione veniva presa infatti a Soccavo, dove è operativo il clan Vigilia ed era Alfredo Vigilia junior a dirigere il commercio di stupefacenti in carcere, in particolar modo per la quarta sezione, ma anche per parte della droga che arrivava alla seconda. Ho appreso tali circostanze da esponenti del clan Vigilia, in particolare da Pasquale Vigilia, detenuto nella seconda sezione Ligure con il quale avevo contatti diretti dalla prima. Le due sezioni, infatti, sono attigue e separate da un cancello e io avevo più libertà rispetto agli altri detenuti in quanto spesino».
In passaggio successivo Eugenio D’Atri ha però tirato in ballo anche altri pezzi da novanta della mala del rione Traiano, oltre che del centro storico di Napoli: «Anche Salvatore Basile “cozzeca nera” (scissionista del clan Puccinelli-Petrone, ndr), detenuto in seconda sezione, è partecipe all’organizzazione di spaccio per la II sezione, insieme a Gennaro Abbatiello, Edoardo Fabbrocini, Michele Elia del Pallonetto di Santa Lucia, Gennaro Ruggiero “’a cannola”, Antonio Autore di Ponticelli, affiliato al clan De Micco, e naturalmente Pasquale Vigilia. Voglio precisare che Pasquale Vigilia mi ha riferito anche della collaborazione della moglie di Giovannone, di cui non conosco il nome, che si occupava di prendere la droga e, i telefoni e quant’altro e di portarli a Salvatore Mavilla, che li introduceva in carcere. Non sono in grado di dire chi, fuori dal carcere, consegnasse la droga alla moglie di Marasco; so che si trattava di affiliati al clan Vigilia». Un sistema quasi perfetto.