La «punizione» per chi non si attiene alle regole della cosca e per scongiurare lo sconfinamento di gruppi nemici
La malavita e le sue regole, barbare come la camorra, ma sempre di regole si tratta. E c’è chi le accetta e chi no. E possono partire anche le punizioni nei confronti di chi le viola. Nel corso di attività di intelligence (si indaga sul clan Fabbrocino), gli investigatori si imbattono in una serie di conversazioni ritenute altamente probanti del potere, sul territorio di competenza, della cosca guidata per anni dal padrino Mario ’o gravunaro (Fabbrocino, deceduto in carcere nell’aprile del 2019). Uno dei vertici dell’organizzazione viene intercettato mentre rivolgendosi a un sodale, afferma: «Non esiste proprio che pretendono i soldi qua. Se la cosa non si autorizza, non prende niente nessuno». Evidente il riferimento alla richiesta di estorsioni, non autorizzata. «A parte che lo sapranno già, ma è meglio che glielo diciamo, perché poi, uno non è che è fesso», tiene a precisare il boss.
Dunque, sottolinea come nessuna estorsione debba avvenire se non si decide dall’alto, e chiede al suo «compare» di avvertire tutti quanti gli affiliati. Il clan deve fare i conti anche con lo sconfinamento di alcuni gruppi malavitosi. «Quelli sono andati perfino da un amico mio (un imprenditore della zona, ndr) a chiedere il regalo. Ma che hanno capito: vengono nella zona nostra a chiedere i soldi e non ci stiamo fermi?». Il suo interlocutore conviene con lui che la cosa «non sta né in cielo né in terra. Ma poi chi sono questi qua? Come si permettono?». «Chi sono o chi non sono, a me non mi importa proprio. Non venissero proprio a bussare un’altra volta, perché lì prendo e gli butto la benzina addosso, li brucio con la benzina», minaccia il boss.