I rapporti «amichevoli» tra un ras dei Fabbrocino e il parente di Raffaele Cutolo, la circostanza emerge da una intercettazione
Il defunto boss Mario Fabbrocino e il fondatore della Nco, Raffaele Cutolo, sono stati considerati tra loro, «acerrimi nemici». Impegnati su sponde opposte, nel corso della guerra di camorra, che negli anni Ottanta insanguinò la Campania. Eppure a leggere informative delle polizia giudiziaria, diverso sarebbe stato il rapporto tra alcuni esponenti del clan Fabbrocino e il fratello maggiore di Raffaele Cutolo, Pasquale (coinvolto in passato in inchieste della magistratura e da anni, uomo libero). Nel corso di una conversazione intercettata (a dicembre del 2008), un ras della cosca di San Giuseppe Vesuviano, tale Biagio, discutendo con un imprenditore, esprime considerazione, «parere positivo» (annotano gli inquirenti) nei confronti di Pasquale Cutolo.
La conversazione intercettata
«Pasquale è un uomo che si è fatto volere bene a Ottaviano», afferma Biagio. Secondo quanto è contenuto nella citata informativa di polizia giudiziaria, «si rappresenta che i “buoni” rapporti tra Biagio e Pasquale Cutolo, sono stati riscontrati già nel 1998, nell’ambito di indagini coordinate dalla Dda nel 1998».
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Nel corso dell’attività investigativa in oggetto, «il titolare di fatto di una società che operava nel campo della raccolta dei rifiuti solidi urbani nei paesi vesuviani, il 9 settembre del 1998, ebbe a dichiarare agli inquirenti, che l’assunzione presso la sua società di un uomo, pregiudicato per associazione per delinquere di stampo camorristico, e autista di Pasquale Cutolo, gli sarebbe stata imposta, attraverso intermediari». Ma imposta da chi? Secondo gli inquirenti, dal già citato Biagio, elemento di spicco del clan Fabbrocino.