Un collaboratore di giustizia ha rivelato i segreti del ras di Cavalleggeri d’Aosta
A inchiodare il ras di Cavalleggeri d’Aosta, Alessandro Gianelli, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere il 18 luglio scorso insieme ad altre 6 persone c’è anche un collaboratore di giustizia, Gianluca Noto detto «‘o barbiere». Le sue dichiarazioni fanno parte dell’ordinanza del gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda. Secondo il racconto del pentito, riferisce un articolo di Luigi Sannino per il «Roma», il boss (ex fedelissimo di Domenico D’Ausilio) era molto attivo nelle estorsioni.
«Anche i travestiti di Agnano dovevano pagare il “pizzo”» avrebbe riferito Noto agli inquirenti spiegando che gli affari criminali del clan erano «le estorsioni ai parcheggiatori di Coroglio e a quelli che operavano al mercatino delle pulci la domenica mattina ad Agnano, agli installatori di macchinette e videopoker, ai travestiti presenti ad Agnano. Inoltre era attivo nella vendita di stupefacente effettuata tramite Antonio Caiazzo ad Agnano per la cocaina e l’erba, e Maurizio Fasano a Bagnoli». Giannelli, secondo gli investigatori, dal carcere di Voghera (PV) dov’era detenuto, avrebbe utilizzato regolarmente apparati telefonici per comunicare con l’esterno, fornendo direttive ai suoi collaboratori per la gestione delle attività illecite sul territorio.
Tra le persone contattate ci sarebbero stati anche esponenti di gruppi criminali limitrofi sempre di area flegrea, con cui sono stati registrati rapporti di collaborazione nella primavera del 2022. Gli equilibri tra le organizzazioni sono però mutati in estate, nonostante vari tentativi di mediazione anche ad opera di esponenti dell’Alleanza di Secondigliano, a causa di conflittualità emerse in relazione alla gestione dello spaccio di droga e al controllo del territorio. Il clan diretto da Giannelli è entrato in conflitto con altri limitrofi, dando vita ad una sequenza di azioni armate per il predominio sulla zona.