LA STORIA DELLA CAMORRA Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia: nella piazza di cocaina di Genny Mckay si vendevano tremila dosi al giorno
Oltre un decennio prima che l’area nord fosse interessata dalla prima faida di Scampia e Secondigliano, c’era un unico clan, che costruì la propria fortuna sul traffico di droga. Stiamo parlando dell’organizzazione camorristica dei Di Lauro. A poche centinaia di metri dalla «roccaforte» storica della cosca (Via Cupa dell’Arco), si staglia il complesso di edilizia popolare, ribattezzato le Case Celesti (in Via Comunale Limitone d’Arzano).
E’ lì che, giovanissimo, muove i primi passi, e di giorno in giorno, si accresce nello spessore criminale, Gennaro Marino, alias Genny Mckay, classe 1969. Per anni, uomo di fiducia dei Di Lauro (particolarmente legato al boss Paolo, anche detto Ciruzzo ’o milionario), sarà poi, tra i capi degli Scissionisti. A tratteggiare la figura di Mckay (sorta di patronimico di famiglia, ereditato dal padre Crescenzo, ucciso nel corso della faida), sono numerosi collaboratori di giustizia, e tra questi Pietro Esposito.
«Conosco Gennaro Marino, da quando cominciò a lavorare come “ragazzo” dei Di Lauro, dopo che erano state costruite le “Palazzine Celesti”. A lui fu assegnata la gestione di una piazza (di spaccio) di cocaina; egli, cioè, poteva vendere la cocaina nella piazza delle Palazzine Celesti, dopo averla necessariamente acquistata dai Di Lauro». Al clan, Marino era tenuto a versare l’importo della vendita e riceveva una percentuale sul guadagno. Una quota «importante», se consideriamo che – afferma il pentito -, nella piazza di spaccio delle Case Celesti si vendevano 3.000 dosi di droga al giorno.
«L’attività di Marino (allora ventenne, ndr) – spiega Esposito ai pm – iniziò più o meno intorno al 1990, e si sviluppò e crebbe nel corso degli anni Novanta». Alle soglie del 2000, Genny Mckay è ormai diventato un personaggio di primo piano nel «sistema» dell’area Nord.
Il passaggio di livello
«Era una figura di grosso spessore – rendiconta Esposito –, non certo all’altezza dei Di Lauro, ma sicuramente in alto, nel clan. I Di Lauro gli volevano bene e soltanto loro potevano dargli disposizioni. A un certo punto, Paolo Di Lauro in persona, regalò a Gennaro Marino la piazza (delle Case Celesti), nel senso che Marino gestiva autonomamente la piazza, e non era tenuto a versare nulla al clan». «Mckay si limitava a pagare la cocaina che acquistava, ma poi tutta la gestione e il guadagno erano suoi. Naturalmente – continua il pentito –, lui faceva dei regali ai Di Lauro, ad esempio, regalava un Rolex a Paolo Di Lauro, una motocicletta ai figli e così via». Esposito afferma pure che Marino, insieme ad «Angioletto (Arcangelo, ndr) Abete, era diventato un killer fidato dei Di Lauro».