LA STORIA DELLA CAMORRA La deposizione dell’ex padrino Carmine Alfieri nel corso del Maxiprocesso quater
di Giancarlo Tommasone
Nel corso dell’udienza del 25 luglio 1996 del Maxiprocesso quater (imbastito contro Cosa nostra), Carmine Alfieri, ex padrino della Nuova famiglia racconta dei rapporti esistenti tra il clan Nuvoletta (rappresentanti dei siciliani in Campania) e la mafia corleonese (del circolo strettissimo di Totò Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella, quest’ultimo al livello immediatamente inferiore). «Ricordo che in una occasione (il pentito rendiconta di un episodio che sarebbe accaduto nel periodo compreso tra il 1981 e il 1982, ndr), mi mandò a chiamare Lorenzo Nuvoletta. E mi disse: “Compare, io debbo mandare a fare un colloquio in carcere con Raffaele Cutolo. E voglio mandare Maurizio Baccante (all’anagrafe Luigi, all’epoca capodecina dei maranesi, ndr), perché c’è Luciano Liggio che sta a Fossombrone e ha avuto problemi con dei detenuti”», afferma Alfieri. Ma per quale motivo, Lorenzo Nuvoletta voleva mandare Baccante da Cutolo? A spiegarlo è ancora il pentito: «A Cutolo, mi disse Nuvoletta, doveva arrivare l’ambasciata che in carcere, facesse rispettare Liggio».
Gli assetti / «Anche in Campania c’era la Cupola di Cosa nostra»
Lucianeddu (come pure era conosciuto Liggio, Leggio all’anagrafe) torna al centro del discorso in un’altra occasione. «Sempre Lorenzo Nuvoletta, mi chiese, nel corso di un altro incontro, se mi sarei potuto interessare del trasferimento di Liggio da Fossombrone in un altro carcere. Me lo chiese perché io conoscevo un politico che si sarebbe potuto attivare per la cosa. Alla fine non si riuscì a portare a termine questa operazione». Ma erano, dunque, così solidi i rapporti tra i Nuvoletta e i corleonesi? «Posso dire che i Nuvoletta avevano, in Campania, soprattutto nella zona del Casertano, anche delle proprietà in società con i siciliani. Naturalmente era tutto intestato a prestanome. E inoltre, tornando a Liggio, prima che venisse arrestato, ha passato parte della latitanza, proprio presso i Nuvoletta», racconta ancora il collaboratore di giustizia Carmine Alfieri.