Contrazione dei fatturati delle imprese e piani di licenziamento: i rischi legati all’inflazione non riguardano solo i beni al consumo
di Francesco Landolfi
Febbre dei prezzi in Italia: i più colpiti sono i beni energetici. Sembra che le speranze di ripresa post Covid siano svanite, o si siano ridimensionate di molto a causa degli effetti sociali ed economici che sta provocando l’inflazione, che alle volte sono sostenibili, altre volte irreparabili. Una cosa è certa: una situazione di aumento costante e continuativo dei prezzi dei beni nel tempo genera un impoverimento dei consumatori. Questi ultimi, seppur in portafoglio si ritrovano lo stesso denaro, oggi comprano meno di ieri. E con il passar del tempo, se aumenta l’inflazione, ancor meno.
C’è da dire che, dal lato capitalistico-industriale, inflazione non è sempre un termine negativo, fin quando nel calcolo delle voci di spesa che generano la spirale inflattiva a pesare sono di gran lunga più degli altri i beni energetici. I cui prezzi crescono facendo lievitare le bollette. Tanto da arrivare ad un punto di non ritorno. Così le imprese per sostenere le spese ingenti ritoccano i prezzi dei beni, i consumatori ragionevolmente comprano meno. E si innesca in questo modo un circolo vizioso che danneggia l’economia perché se le imprese vedono ridursi i fatturati, licenziano.
Nel nostro Paese il fenomeno è osservabile a occhio nudo: il tasso di occupazione nazionale attuale è salito al 60,1%. Come ci insegna la storia economica, questi effetti inaspettati si generano per la maggior disponibilità economica delle società, che sono disposte ad offrire salari più alti a fronte di una minor offerta di lavoro sul mercato.
La lotta all’inflazione
Il quadro italiano è proprio questo: l’inflazione che non si arresta, aumenti dell’8,9% su base annua e 0,3% mensili. Gli stessi +0.3% mensili registrati a Napoli, dove l’inflazione cresce al 9 percento, danneggiando il sistema sociale e rendendo più difficile la lotta al caro-vita. Argomento questo che sembra essere in cima alla lista dei futuri provvedimenti del neonato governo Meloni. Il Premier propone misure immediate per l’economia al fine di combattere l’inflazione. Ci riuscirà?
Risaltano tra i provvedimenti allo studio i potenziamenti degli aiuti finanziari alle imprese e l’allargamento dei beni primari che godono dell’Iva ridotta al 5%.
L’iva, quindi, si ritroverebbe con il nuovo governo dimezzata di 5 punti percentuali, dal 10% al 5% anche per generi alimentari come carne e pesce. Diminuzione non per forza sufficiente, ma che potrebbe rappresentare la genesi di una ripresa temporanea per tutti quei lavoratori che a stento raggiungono fine mese e che stanno subendo il costante salasso degli aumenti dei beni primari e delle bollette di gas e luce.