Salvatore Lo Russo: «Ciruzzo o’ Milionario contrariato dalla quota a Nanuzzo Bocchetti»
Un cartello tra i clan camorristici più importanti di Napoli per le estorsioni. La sua esistenza l’ha svelata il collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo nel corso di un interrogatorio rilasciato nel 2010 nel carcere milanese di Opera. «Dopo l’arresto di mio fratello Peppe – si legge in un verbale – trovai la seguente situazione. C’era una cassa comune cui partecipavamo insieme ai Licciardi, a Ciruzzo o’ Milionario (il boss Paolo Di Lauro, ndr.) e a Gaetano Bocchetti. In tutto erano, quindi, quattro quote». La situazione però cambiò ben presto.
«Ciruzzo o’ Milionario – racconta ancora Salvatore Lo Russo – si tirò, però, indietro in quanto non condivideva il fatto che a Nanuzzo Bocchetti, che lui considerava tutt’uno con i Licciardi, venisse riconosciuta un’autonoma quota. Per il resto questo sistema della comune gestione delle estorsioni è durato almeno sino a quando io sono stato arrestato. A pagare erano per lo più imprese che lavoravano sui cantieri, ma anche coloro i quali fornivano i videopoker sul territorio. Si trattava però di due liste diverse e ricordo ora che Gennaro o’ Curto aveva una sua autonoma quota solo sui proventi delle estorsioni alle imprese».
Secondo il collaboratore però i commercianti non pagavano
«A fine mese quelli della Masseria Cardone facevano le quote e ci mandavano i soldi. Per noi delle estorsioni si occupava e si occupa G. T.». Il pentito spiega che lui «interveniva solo alla fine, nel momento in cui si rendeva necessario prelevare dalla nostra quota mensile i soldi per i carcerati e praticamente tutti i mesi accadeva che i soldi non erano sufficienti ed allora ero io a versare in cassa la differenza. Personalmente sulla questione delle estorsioni sono sceso in campo solo allorquando, dopo l’omicidio di Gennaro o’ Curto, mio nipote iniziò a lamentarsi del fatto che continuava ad esser riconosciuta un’autonoma quota alla moglie di Gennaro o’ Curto che era pur sempre la sorella di Vincenzo Licciardi».
«Se ben ricordo ne parlai con quest’ultimo, ma è sicuro che affrontai la questione innanzitutto con Edoardo Contini. Comunque ottenni che scomparisse questa quota anche perché, come non mancai di far presente a Contini, a ragionare così, anche a noi Lo Russo sarebbero spettate tante quote quanti fratelli siamo» concluse il collaboratore sull’argomento.