La discussione intercettata tra due vecchi affiliati che parlano di un loro amico che si ostina a fare la malavita
«Quello non ha capito che i tempi sono cambiati e che ormai il gruppo non ci sta più, non è come una volta; adesso, qua, ognuno si deve arrangiare da solo. Stare in mezzo alla via non è più cosa». A parlare – intercettati – di un loro sodale, sono due vecchi malavitosi legati al clan Fabbrocino, organizzazione criminale che agisce sul territorio vesuviano. «Sì, ma quello veramente non capisce. E’ scemo, crede che oggi va vicino a uno e quello gli dà i soldi. Non ha capito che se pure vai a chiedere 500 euro, non è come tanti anni fa, la gente adesso denuncia e ti manda in galera subito. Poi lui non è buono, si mette paura; per recuperargli certi soldi, dovettero andare sotto (a riscuotere, ndr) certi parenti miei», racconta all’amico uno degli interlocutori. «Sì – afferma l’altro –, la conosco questa cosa, me l’hanno detta. Ma dico io: tu ti metti paura dell’ombra tua, dici che stai col cuore malato, che ogni tanto ti metti la mano in petto, e poi vuoi fare la malavita? Ma tu non sai proprio niente, è meglio che ti levidi mezzo, e che cerchi di fare un’altra cosa». I due poi parlano dei loro trascorsi in galera, e convengono su un’altra circostanza. «Ma poi, lui, parla pure di galera, proprio lui che non è buono proprio. Quello la galera l’ha fatta una volta 15 giorni, e una volta 8 giorni, poi non c’è stato più», sottolinea uno dei due «compari». «E invece di ringraziare la Madonna dell’Arco, che la cella l’ha vista così poco, che fa? Va dicendo di qua e di là che vuole andare sotto alla gente (vuole andare a chiedere il pizzo, ndr). Non si rende conto che non è buono e che è finito tutto», taglia corto una delle persone intercettate.