La circostanza emerge dalle intercettazioni effettuate nell’ambito di una inchiesta sul clan Fabbrocino
I due boss – intercettati – discutono di un affiliato caduto in disgrazia, ma nonostante quest’ultimo sia stato sollecitato a limitare le spese, e ad attivarsi nel «lavoro», prendendo anche l’iniziativa, proprio non ce la fa a perdere le vecchie abitudini. E a pretendere alla fine del mese, una «entrata» dal clan. «Quello tiene tre macchine, una meglio dell’altra. Perché non se le vende e fa liquidità? Invece pretende pure i mille euro al mese», afferma uno degli interlocutori (che appartengono alla cosca dei Fabbrocino).
Entrambi sottolineano pure come si sia fatto sempre più difficile «campare in mezzo alla strada, soprattutto dalle nostre parti». «Qua la gente sta senza una lira… la gente non vede un pezzo di soldi. Oggi la gente, quella che si mette paura, va dai carabinieri», argomentano i due sodali convenendo sulla conclusione che converrebbe trasferirsi al nord e aprire un’attività (all’apparenza) lecita, magari una discoteca da far gestire a «un prestanome». «Io tengo anche una persona, il dj che è quello che è (vale a dire: è bravo nel suo campo, ndr). E’ un dj che se gli si dice che si deve fare questa discoteca, lui sale subito».
I due parlano anche dei costi di fitto per un locale che avrebbero individuato. «Quando ci vuole per prendere questa discoteca?», domanda uno. E l’altro risponde: «Ci vogliono tremila euro al mese per affittarla». «E prendiamola», afferma il sodale. E l’altro gli fa eco: «Va bene, così se si deve sistemare qualcosa, si chiama qualcuno e si paga tanto al mese, però si deve andare sul posto». Alla fine, il discorso verte di nuovo sull’affiliato che se la passa male, ma che non accenna a limitare le spese. Anzi. «Quello si lamenta, si lamenta, e intanto per il matrimonio (presumibilmente di uno dei suoi figli, ndr) ha speso 100mila euro», dice uno degli interlocutori intercettati alla fine del 2007.