Salvatore Giuliano, ex ras di Forcella, confessa di aver svaligiato la casa di un abusivo della sosta insieme al clan Sibillo: «Il nipote fece la filata, dall’abitazione di Fefè portammo via 9.000 euro»
Più che una rapina, un assalto degno di una scena del celebre film “Arancia meccanica”. Il clan Giuliano, spalleggiato dai soci del gruppo Sibillo di piazza San Gaetano, non si sarebbe reso protagonista solo di un vorticoso smercio di droga, ma anche di alcuni episodi predatori che avrebbero fruttato cifre da capogiro. In almeno un’occasione, infatti, a finire nel mirino della cosca è stato un anziano parcheggiatore abusivo attivo a largo San Marcellino, al quale, grazie a una rocambolesca rapina in casa, sono stati sottratti quasi 10mila euro.
A rivelare il singolare retroscena è Salvatore Giuliano “’o russo”, capo indiscusso dell’omonimo clan di Forcella fino a due anni fa, quando decise di iniziare a collaborare con la giustizia. Nell’interrogatorio del 9 dicembre 2021 il super pentito ha quindi messo a verbale le seguenti dichiarazioni: «Conosco Fefè, una persona anziana che fa il parcheggiatore abusivo al Ponte di San Severino e so che ha subito una rapina alla quale ho preso parte pure io. Un giorno, qualche mese prima che ci arrestassero, non ricordo se prima o dopo Natale 2020, o forse era febbraio o marzo, se non addirittura aprile 2021, vennero a Forcella gli appartenenti alla paranza di San Gaetano, ovvero Salvatore Marino, Stefano Capuano, Antonio Bonavolta ed Emanuele Amoroso, accompagnati da Domenico De Martino “’a caciotta”, e mi dissero di aver saputo dal nipote di questo parcheggiatore che aveva fatto la filata, persona di cui non conosco il nome, che lo zio deteneva in casa, in un vicoletto sopra il ponte, una consistente somma di denaro che aveva accumulato con la sua attività».
Appresa la notizia, la paranza si sarebbe subito attivata per mettere a segno il colpo: «Decidemmo quindi di fargli una rapina e ci recammo tutti noi sei a casa del parcheggiatore fingendo di essere poliziotti e di dover fare una perquisizione. Eravamo tutti travisati con cappelli e mascherine, ma senza palette o segni distintivi e non armati». Quanto alle fasi esecutive del colpo: «Appena siamo arrivati – ha spiegato l’ex ras Giuliano – lo abbiamo trovato nelle scale, ma la casa era aperta. Salvatore Marino e Domenico De Martino lo hanno preso sotto al braccio e lo hanno portato all’interno dell’abitazione dove poi siamo entrati anche noi. Con il pretesto di dover fare una perquisizione per cercare droga, abbiamo rovistato nell’appartamento, che ricordo era ubicato al secondo piano, abbiamo trovato alcuni boccioni di plastica dell’acqua pieni di monete da due euro e poi, in una cassettina di ferro occultata nella camera da letto, la somma contante di 5.000 euro».
Quello che ne venne fuori fu un vero e proprio colpo grosso, con cifre a tre zeri: «Il parcheggiatore si è accorto che non eravamo poliziotti ma nulla ha potuto fare perché nel frattempo ci siamo impossessati di tutto il denaro che ammontava a circa 8.500-9.000 euro. Il provento della rapina è stato suddiviso tra noi sei in parti uguali sebbene Manuele Amoroso mi avesse proposto di dare solo una minima parte agli altri quattro e di tenere io e lui la maggior parte del denaro. Non so se il nipote del parcheggiatore abbia ricevuto una percentuale… so però che disse poi agli altri che non avevamo trovato il grosso del denaro in quanto il vecchio deteneva in una botola sotto la lavatrice la somma di 30.000 euro». Quanto alla vittima, l’ex boss “’o russo” ha concluso: «Gli altri sicuramente lo conoscono in quanto lui paga l’estorsione proprio alla paranza di San Gaetano, se non ricordo male lui versa ancora una somma di 70 euro a settimana sugli incassi del parcheggio. Seppi, dopo la rapina, che questo parcheggiatore voleva sporgere denuncia ma non lo fece perché i suoi familiari lo dissuasero».