Le motivazioni del Tribunale di Napoli, che ha respinto il ricorso contro il sequestro dei 53 appartamenti realizzati a Sant’Agnello
di Fabrizio Geremicca
«Una non trascurabile malafede». E’ quella che ha caratterizzato il comportamento dell’amministrazione comunale di Sant’Agnello, guidata dal sindaco Piegiorgio Sagristani, che è stato anche assessore provinciale al Turismo in quota Udc nella giunta di Luigi Cesaro. L’espressione tutt’altro che lusinghiera è contenuta nelle motivazioni della dodicesima sezione penale del Tribunale di Napoli che, in sede di Riesame, ha respinto il ricorso contro il sequestro dei 53 appartamenti realizzati a Sant’Agnello dalla Saec nell’ambito di una discussa operazione di housing sociale che ha cementificato un vasto agrumeto.
Il ricorso contro il sequestro preventivo disposto a febbraio, dalla Procura di Torre Annunziata, e convalidato dal gip era stato presentato da Antonio Elefante, Massimiliano Zurlo e Danilo Esposito. Allo stato, sono gli indagati di una vicenda che potrebbe, però, a breve conoscere ulteriori sviluppi giudiziari e coinvolgere altre persone. Ma torniamo al provvedimento del Riesame, che è stato redatto dal presidente del collegio Luigi Esposito e dai giudici Paola Russo e Marina Cimma.
Le motivazioni dei giudici del Riesame
Le toghe stigmatizzano il comportamento degli amministratori comunali perché questi ultimi, nonostante avessero interpellato il professore universitario Pinto in relazione all’applicabilità al caso concreto del Piano Casa e nonostante questi avesse espresso un parere interlocutorio, ricordando che sulla vicenda si attendeva un pronunciamento della Corte costituzionale, procedettero poi a rilasciare il permesso a costruire a dispetto della Consulta, la quale, nel frattempo, aveva sancito chiaramente il principio dell’inderogabilità del Put della penisola sorrentino-amalfitana. «Ad onta peraltro – soggiungono i magistrati – del parere espresso dalla Soprintendenza che era sì favorevole, ma con la prescrizione di verificare tutti i parametri urbanistici di cui all’articolo 9 del Put».
Confermato l’impianto accusatorio
della Procura di Torre Annunziata
Al netto della stoccata a Sagristani, il provvedimento del Riesame conferma integralmente l’impianto accusatorio della Procura di Torre Annunziata, che si è avvalsa della consulenza dell’architetto Ciro Oliviero, secondo la quale in Via Gargiulo, nell’agrumeto cementificato dalla società dell’ingegnere Elefante e dei suoi soci, tra i quali l’ex calciatore del Napoli, Fabio Quagliarella, sarebbe stato possibile realizzare esclusivamente appartamenti di edilizia popolare su iniziativa pubblica e soltanto qualora fosse stata dimostrata la necessità di sostituire case sovraffollate o malsane. Il che in un Comune di 9.000 abitanti non sarebbe stato facile da sostenere.
«L’illiceità delle opere intraprese – incalzano le toghe – lascia intravedere una vera e propria lottizzazione abusiva». Scrivono, ancora, in un altro passaggio delle motivazioni: «Tale iniziativa (il cosiddetto housing, ndr) integra in effetti una speculazione edilizia privata, mascherata sotto forma di alloggi sociali e con prezzi tutt’altro che agevolati, da assegnare anche a non residenti nel Comune di Sant’Agnello». Gli acquirenti di alcuni dei 53 appartamenti , quelli già venduti, tra i quali figurano anche esponenti delle forze dell’ordine, ai quali l’operazione garantiva una riserva del 10% degli immobili, dovranno dunque rinunciare ancora ad entrare nel complesso immobiliare che Elefante avrebbe voluto inaugurare lo scorso inverno in pompa magna alla presenza del sindaco, tra musiche trionfali, palloncini, enfasi e pasticcini. «E’ di tutta evidenza – sottolinea il provvedimento del Riesame – che l’ingresso dei proprietari prossimi acquirenti e l’utilizzo degli immobili e delle strutture inciderà fortemente sul carico urbanistico. Di qui la necessità urgente di impedire la prosecuzione o l’aggravamento dei reati contestati, che impone la conferma del sequestro salvaguardando, peraltro, i prossimi acquirenti dalle conseguenze di un definitivo accertamento dell’abusività degli immobili».
Le prime osservazioni relative alla illegittimità dell’housing di Sant’Agnello risalgono a circa sei anni fa e sono state avanzate da Italia Nostra e dal Wwf
L’amministrazione comunale le ignorò e proseguì lungo la sua strada in una operazione sostenuta fortemente dal sindaco Sagristani e sul successo della quale il primo cittadino contava anche di costruire consenso e sostegno politico. Ora è alle prese con la rabbia e la protesta di chi ha già investito il suo denaro in quelle case che potrebbero non essere mai abitate. Dell’agrumeto, intanto, non c’è più traccia. Era una testimonianza della cultura materiale della penisola sorrentina ed un polmone di verde ed è sparito. Storia emblematica di un consumo di suolo agricolo che non conosce tregua. Tra parcheggi interrati, abusi edilizi, opere pubbliche assurde e costose – in primis la strada al servizio del cantiere del depuratore di Punta Gradelle, in realtà mai impiegata a quello scopo e che è costata almeno un milione di euro di fondi pubblici – il paesaggio tipico della penisola sorrentina è sempre più sotto attacco. A beneficio di pochi – imprenditori spesso legati a politici e responsabili degli uffici tecnici – ed a discapito di ogni prospettiva di futuro.