Sant’Agnello, il consulente del pm Ambrosino ha dimostrato, carte alla mano, che la versione del costruttore sui vani da costruire non era plausibile
di Fabrizio Geremicca
Antonio Elefante, l’ingegnere che in sella alla Shs ha edificato 53 appartamenti cementificando un agrumeto in via Gargiulo a Sant’Agnello, ha provato a convincere i giudici del Riesame – i quali si apprestavano a decidere se confermare il sequestro preventivo disposto il 28 febbraio 2020 dal gip su richiesta della Procura di Torre Annunziata e cancellato dal Riesame in diversa composizione un anno fa – che in quel terreno il piano regolatore generale prevedeva la possibilità di realizzare ben 144 vani residenziali per soddisfare la componente della crescita demografica.
Ha omesso, però, un particolare ed è stato su questo smentito dall’architetto Ciro Oliviero, il consulente del pubblico ministero Andreana Ambrosino, titolare del fascicolo di indagine e firmataria della richiesta di rinvio a giudizio per Elefante, per il sindaco di Sant’Agnello Piergiorgio Sagristani e per altri imputati: tale previsione fu annullata dal Servizio Assetto del Territorio della Provincia di Napoli, in quanto ai vani residenziali rilevati (8551) non erano stati aggiunti i vani stagionali (1438), i quali complessivamente assorbivano il totale fabbisogno rispetto alla popolazione di 8467 unità esistente nel 2000 a Sant’Agnello.
L’ordinanza del Riesame
E’ uno dei punti chiave della ordinanza con la quale la dodicesima sezione penale del Tribunale di Napoli, in sede di Riesame (presidente Michele Mazzeo, giudice Roberta Ianuario, giudice estensore Francesco Caramico D’Auria) ha accolto il 18 marzo il reclamo della Procura coordinata da Nunzio Fragliasso e ha disposto un nuovo sequestro dei 53 appartamenti edificati da Elefante e soci, abitati attualmente da circa quaranta famiglie.
«Appare evidente – scrivono i magistrati nel provvedimento depositato sette giorni fa – come l’intervento edificatorio programmato non fosse affatto aderente alle previsioni del piano regolatore generale adeguato al Put e risulta altresì chiaro come tale difformità fosse ben nota all’amministrazione comunale, al punto da avvertire, all’esito della interlocuzione con la Provincia di Napoli, la necessità di richiedere un parere al professore Pinto sulla possibilità offerta dall’articolo 12 bis dal Piano casa di derogare alle norme del Put».
Esclusa pertaltro, negli ultimi anni, da vari pronunciamenti giudiziari e sulla quale alcune settimane fa si è espressa chiaramente anche la Corte Costituzionale, che ha sancito l’illegittimità proprio dell’articolo 12 bis del Piano Casa. In sostanza in via Gargiulo, ribadisce il Riesame nella ordinanza del 18 marzo, si sarebbero potuti edificare solo appartamenti di edilizia pubblica e a condizione che fosse dimostrata la necessità di sostituire vani affollati e malsani o di riqualificare un’area degradata. Quale, con tutta la buona volontà, difficilmente può essere definito un tipico agrumeto sorrentino, sia pure non coltivato a dovere.
L’operazione di Antonio Elefante
L’operazione dell’Housing è stata portata avanti da Elefante e dall’amministrazione di Sant’Agnello nonostante le denunce, dalle quali poi è scaturita l’indagine della Procura di Torre Annunziata, di Italia Nostra, del Wwf, dei Verdi ambiente e società. Tutti concordi nel sostenere che in via Gargiulo non era ammesso dalle norme, in primisa dal Put, un intervento di edilizia privata.
Il permesso a costruire risale al 2016. Per realizzare il complesso immobiliare fu messa in piedi una società a responsabilità limitata – la Shs – l’otto aprile 2016 con 20.000 euro di capitale sociale. Tre mesi e mezzo dopo, il 28 luglio, la stipula della convenzione tra il Comune di Sant’Agnello e l’impresa di Elefante e soci. A pagina nove del documento si fa menzione del preliminare di permuta stipulato tra la Shs ed i proprietari del suolo il 12 luglio, sedici giorni prima della convenzione.
Il preliminare prevedeva che i proprietari avrebbero ceduto il 72% del diritto edificatorio, riservando a sè il 28%. Il tutto su un’area individuata dal piano regolatore generale come C2, edilizia pubblica, e quidi astrattamente coperta da vincolo espropriativo. Il prezzo degli appartamenti messi in vendita nell’ambito dell’Housing sociale era di 2600 euro a metro quadro sia per gli spazi interni, sia per quelli esterni: balconi, porzioni di cortile e quant’altro.